La cooperazione militare europea a sessant’anni dal trattato di Roma

La Comunità Europea ha recentemente festeggiato il sessantesimo anniversario dalla sua nascita. Il 25 marzo 1957 in Roma, infatti, si sottoscrisse il trattato che sancì la nascita della CEE, la Comunità Economica Europea.
Il Trattato seguiva di soli sei anni un primo trattato, quello istituente la CECA ossia la Comunità Europea del Carbone, che costituiva il primo tentativo di unificare il vecchio continente abbattendo dazi doganali e frontiere.
A tali prime iniziative, tese a unificare paesi e genti unite da elementi culturali simili, sono seguite altre importanti tappe come il trattato di Maastricht nel 1992 che sancì la nascita della UE, l’Unione Europea, e quindi il trattato di Shengen e la definitiva introduzione dell’Euro quale moneta unica degli stati europei a partire dal 2002.
L’integrazione tra i paesi diversi doveva, tuttavia, passare anche attraverso una più stretta collaborazione militare, anche al fine di proteggere gli stati membri dalle nuove minacce interne ed esterne.
Sulla base di tale idea 17 Settembre 2004 in Noordwijk (Paesi Bassi), venne sottoscritta da cinque nazioni, tra cui l’Italia, una Dichiarazione di Intenti per la creazione di una Forza di Gendarmeria Europea (EUROGENDFOR).
Secondo tale Dichiarazione di Intenti, a cui è seguito il Trattato di Velsen del 18 ottobre 2007, EUROGENDFOR è costituita come una forza “Operativa, pre-organizzata, robusta e a reazione rapida”, che contribuisce alla Politica di Sicurezza e Difesa Europea.
La Forza di Gendarmeria Europea è quindi una forza di polizia multinazionale concepita per partecipare ai processi di stabilizzazione di crisi e aree di conflitto all'esterno dell'Unione Europea, dove contribuisce alla protezione della popolazione, alla promozione dei Diritti Umani e alla restaurazione dello stato di diritto.
Ai cinque paesi fondatori (Francia, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna) si è poi aggiunta nel 2008 la Romania e la Polonia nel 2011.
EUROGENDFOR può operare sia sotto catena di comando militare, in caso di conflitto ad alta intensità, che sotto catena di comando civile. Tale flessibilità consente alla componente di collaborare con le altre forze in campo sia nelle fasi iniziali di gestione (essenzialmente militare) di eventuali crisi che, a equilibri ristabiliti, nella fase di disimpegno ove c’è un graduale passaggio dei poteri a forze di polizia di tipo civile.
Dalla sua costituzione EGF (acronimo inglese indicante la Forza di Gendarmeria Europea) ha partecipato già a diverse missioni come in Bosnia Erzegovina, ad Haiti (nel corso del disastroso terremoto del 2010), in Afghanistan, nella Repubblica del Centro Africa e, più recentemente, nel Mali.
La sede di comando del corpo, il cui motto è “Lex Paciferat” (ossia la legge porti la pace), è situata definitivamente in Italia nella caserma CC “Chinotto” a Vicenza sin dal gennaio 2006.
Il colore del corpo è il blu (che in araldica simboleggia la lealtà) e tale, infatti, è la tinta del basco dei suoi appartenenti (mentre l’uniforme resta quella della Forza di provenienza) nonché lo sfondo del distintivo di corpo che prevede una granata (simbolo di coraggio) impilata su una spada verticale a doppio taglio (chiaro simbolo dello status militare di cui godono i componenti). La granata è poi contornata da una corona di fronde di cui un ramo è costituita da alloro e l’altro da rovere a sottolineare la duplice capacità, civile e militare, del corpo.
Il Comando della Gendarmeria, similmente ad altre forze internazionali, è affidato temporaneamente a ciascuno dei paesi concorrenti. Attualmente il Comandante è il Generale di brigata Philippe Rio della Gendarmeria francesce ma l’Italia, ad esempio, ne ha assunto già il comando durante il periodo dal 26/06/2007 al 25/06/2009 a cura del Colonnello CC Giovanni Truglio.
Un futuro allargamento dei paesi membri dell'Unione europea potrebbe facilmente portare anche ad un allargamento dei componenti della Gendarmeria. Tra i paesi non ancora membri e potenzialmente interessati vi sono, infatti, la Serbia, la Moldavia, la Bielorussia e la Turchia.
Tuttavia la recente decisione popolare inglese di uscire dalla UE che rispecchia le perplessità di molti cittadini europei di altre nazioni sulla attuale fattibilità di una comunità che annovera paesi a diverse velocità economiche, nonché le note spinte centrifughe della Turchia che sembra accarezzare tesi islamiche radicali, pone ora le basi per una riflessione sulla effettiva opportunità di dotarsi di una forza armata condivisa o, quanto meno, su base così allargata  al punto da comprendere nazioni non perfettamente in linea col sentire delle genti europee.

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