La truffa corre sulla rete
Internet ha interconnesso le persone nel mondo come non mai prima d'ora. Grazie alla rete, infatti, si possono fare ricerche che prima prendevano molto tempo, colloquiare in tempo reale con persone dall'altro capo del mondo, vendere o acquistare beni e servizi.
Naturalmente, la facilità di scambio delle informazioni ha consentito anche ai lestofanti di poter raggiungere un maggior numero di potenziali vittime.
Parlarne, ovviamente, serve anche a mantenere desta l'attenzione e informare chi, per non perfetta conoscenza di questi perversi meccanismi, può ancora restarvi vittima.
Oggi voglio raccontarvi la famosa (ma a qualcuno sfugge ancora) truffa nigeriana che mi ha visto come potenziale vittima solo pochi giorni fa.
Avevo messo in vendita su “Subito”, una nota piattaforma di micro annunci, una Ovation “Celebrity” con corde in nylon. Si tratta di una chitarra classica di medio livello.
Vengo contattato da un gentile signore che mi dice di essere straniero ma di essere interessato allo strumento.
Naturalmente gli faccio presente che la spedizione comporta dei costi ma lui dice che ha possibilità di inviare un corriere di sua fiducia.
A riprova della sua buona fede e della sincera intenzione all'acquisto, mi invia copia della sua carta di identità e mi chiede se voglio essere pagato con bonifico bancario o con PayPal (insomma, per tranquillizzarmi ulteriormente, mi cita un paio di sistemi considerati sicuri).
Gli dico che preferisco il bonifico (tanto la conoscenza dell'IBAN serve a versare soldi sul conto e non a prelevarli…) e, difatti, indico le mie coordinate bancarie.
Il giorno dopo ricevo una mail nella quale la persona significa che, trovandosi in Africa (ma come, non era belga…?), deve seguire la locale normativa fiscale che impone una tassa al destinatario del bonifico di un centinaio di euro. Scusandosi poiché, a suo dire, non sapeva della cosa, mi assicura che tale somma sarà aggiunta al bonifico che mi sta facendo per cui posso con tranquillità rimettere questo piccolo importo visto che poi mi sarà prontamente da lui restituito.
Naturalmente a quel punto, avendo oramai riconosciuto la truffa, rispondo in modo laconicamente interrogativo: “Scusa non ho capito. Devo versarti dei soldi?”.
A quel punto la truffa prevede o una mail o, più frequentemente, una telefonata cosa che è puntualmente avvenuta il mattino dopo.
In un italiano discreto un tizio mi chiama dalla Costa d'Avorio (riconosco il prefisso) e cerca di convincermi a fare la rimessa del centone.
Gli chiedo: “Scusa, riesci ad ascoltarmi bene? E riesci a capire bene ciò che dico?” alla sua risposta affermativa gli dico che arriva tardi. Che la “truffa nigeriana” è stata inventata oltre vent'anni fa e che può andare a farsi friggere. Magicamente si interrompe la comunicazione…