Una proteina potrebbe essere un utile strumento per predire la SLA
Una recente scoperta condotta dal centro clinico NeMo, con la collaborazione dell’Ospedale Molinette di Torino, potrebbe predire in anticipo l'aggravarsi della malattia Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) attraverso un semplice prelievo di sangue. Infatti, questa ricerca focalizza il suo punto chiave sulle proprietà della proteina C-reattiva (PCR ossia C-reactive Protein) che è una proteina rilevabile nel sangue ed è prodotta dal fegato e dal grasso corporeo. Tale proteina fa parte della famiglia delle pentrassine, proteine pentameriche costituite ognuna da 5 subunità monomeriche identiche associate a ione Ca2+, che si legano tra di loro per formare una struttura pentagonale. Normalmente in soggetti sani i livelli di PCR si attestano su valori bassi (8 mg/L) invece nei pazienti che si trovano nella fase più acuta di alcune patologie o dopo gli interventi chirurgici, la PCR è prodotta in misura superiore al normale, raggiungendo in tal modo una maggiore concentrazione nel sangue. L'aumento di questa proteina di fase acuta nel sangue avviene normalmente quando l'organismo è sottoposto a condizioni di forti stress e per il seguente studio, si è evidenziata una relazione univoca tra le alte concentrazioni di proteina C-reattiva e la virulenza della Sla nei diversi pazienti. Inoltre gli scienziati hanno correlato un quadro clinico grave del paziente ad alti livelli della proteina C-reattiva ma anche a una sopravvivenza della malattia più breve. Questa scoperta tutta italiana, pubblicata anche sulla rivista scientifica Jama Neurology, potrebbe diventare un utile strumento per predire precocemente tale malattia, che colpisce oltre seimila persone in Italia. Ciò è importante perché se si riesce a modulare il processo dell’infiammazione nella progressione della malattia, allora è possibile anche sviluppare strategie terapeutiche interessanti da sviluppare nell’attività clinica quotidiana.