Per la prima volta tribunale italiano riconosce i telefonini tra le cause oncologiche
Sono trascorsi ormai più di due decenni che i cellulari hanno fatto l'ingresso massiccio nella vita quotidiana di ognuno e da tempo si vociferava che un utilizzo smodato di tali dispositivi potesse causare danni alla salute.
La tesi, in verità ancora oggi non del tutto accettata da parte della comunità scientifica, è che le onde elettromagnetiche emesse dai telefonini possono causare patologie anche gravi come quelle oncologiche.
Un dipendente telecom, costretto per anni ad utilizzare per lavoro il dispositivo per svariate ore al giorno, si era ammalato di neurinoma, ossia di tumore al cervello.
L'uomo si era accorto che qualcosa non andava quando aveva iniziato a perdere la capacità uditiva da un orecchio.
Dopo alcuni controlli, nel 2010 gli veniva diagnosticato una neoplasia al cervello.
E, in effetti, il neurinoma si era localizzato proprio nell'area ove è sito uno dei nervi che portano il segnale uditivo al cervello al punto che era stato necessario asportare un tratto di nervo uditivo, in uno alla massa tumorale, rendendo il lavoratore permanentemente sordo da un lato.
L'uomo si era convinto che lo sviluppo della patologia poteva essere messo in relazione al massiccio utilizzo del cellulare che era stato costretto a fare per ragioni di servizio e dalla vicenda sanitaria era iniziata una lunga battaglia legale per vedere riconosciuta la propra invalidità permanente nei confronti dell'Inail, l'Istituto Nazionale Assicurativo per gli Infortuni sul Lavoro.
La causa si è conclusa solo l'11 aprile scorso con la soccombenza dell'Inail che sosteneva la tesi della infondatezza scientifica del nesso causale tra utilizzo del telefonino e l'insorgenza del neurinoma.
Il tribunale di Ivrea tuttavia, con una sentenza che farà giurisprudenza, è stato di diverso avviso e l'Inail è stata condannata in primo grado a riconoscere al lavoratore una rendita mensile per il danno pemanente subito.