“Ma tu vulive ‘a pizza, ‘a pizza, ‘a pizza…”
La “pizza” è una preparazione culinaria generalmente in forma rotonda e bassa a base di farina di grano, impastata con l’aggiunta di vari ingredienti e cotta in forno. La voce era già presente nel latino medievale come derivato del verbo ‘pinsĕre’ che vuol dire pestare, pigiare, battere, triturare. A Napoli, intorno all’anno Mille, il termine “picea” con il significato di “scossa” o “spinta” in riferimento al movimento compiuto dal fornaio nel porre l’impasto nel forno per la cottura, indicava un disco di pasta condito. Una leggenda mitologica attribuisce la nascita della pizza a Venere, moglie del dio Vulcano, la quale non avendo fatto in tempo a preparare il pranzo al consorte, perché fuori a divertirsi, prese un pezzo di pasta e lo fece cuocere su una pietra rovente, dopodiché lo guarnì con erbe aromatiche, con bacche saporite e sparse sopra del latte. Gloria nazionale del nostro Paese, la pizza ha origini assai remote che affondano nelle civiltà più antiche. Difatti, tra le fonti storiche del primo millennio a.C. va segnalato Erodoto, il quale attestava che i Babilonesi avevano l’abitudine di tritare pesci in un mortaio e poi li filtravano attraverso una tela, dopodiché alcuni li mangiavano come pane d’orzo e altri cotti al forno come pane di frumento. Sappiamo, inoltre, che nell’antico Egitto in occasione del genetliaco del faraone si era soliti degustare una schiacciatina a base di farina ed acqua e condita poi con erbe aromatiche. Pur essendo note innumerevoli testimonianze latine e medievali siamo ben lontani dalla ricetta della pizza così come la intendiamo oggi. La prima citazione del termine è attestata nel Codex Cajetanus, un documento notarile conservato presso l'archivio della cattedrale di Gaeta e redatto nel 997. L'atto aveva per oggetto la locazione di un mulino e del terreno annesso di proprietà del vescovato stipulata da Bernardo, figlio del duca Marino II e vescovo designato della città di Gaeta. La locazione aveva effetto giuridico a condizione che «… ogni anno nel giorno di Natale del Signore, voi e i vostri eredi dovrete corrispondere sia a noi che ai nostri successori, a titolo di pigione per il soprascritto episcopio e senza alcuna recriminazione, dodici pizze, una spalla di maiale e un rognone, e similmente dodici pizze e un paio di polli nel giorno della Santa Pasqua di Resurrezione…». Questa testimonianza sottrae la paternità della pizza al capoluogo partenopeo dove il termine fa la sua apparizione solo nella prima metà del 1500 durante il banchetto nunziale di Bona Sforza e Sigismondo I re di Polonia a Castel Capuano. È nel ‘600 che si crea il perfetto connubio tra la pasta e il pomodoro, diffusosi immediatamente dopo la scoperta dell’America, che fa sì che la pizza diventi il piatto preferito dal popolo napoletano. L’episodio che ha sancito la fortuna di questa gustosa specialità risale al 1889 quando era in visita a Napoli la regina Margherita di Savoia, la quale avendone sentito parlare volle assaggiarla. Fu allora che il cuoco Raffaele Esposito preparò per l’occasione tre pizze: una detta “Mastunicola” con strutto, formaggio e basilico, una con pomodoro, aglio, olio, origano (la classica Marinara) e la terza con pomodoro e mozzarella. Fu quest’ultima che entusiasmò la regina, in onore della quale nacque la pizza Margherita. In seguito alla seconda guerra mondiale, la pizza ha varcato i confini dell’Italia meridionale e si è diffusa in tutto il mondo, ma essa resta sempre orgogliosamente un prodotto made in Italy.