“Blind vision” di Annalaura Di Luggo: ciò che noi non vediamo

Inaugurata il 27 aprile dall’artista Annalaura Di Luggo, la mostra progetto fotografico-performativo Blind Vision, dedicata ai non vedenti. Soggetto prediletto dalla fotografa, l’iride, nelle sue più svariate sfumature, descritte in macrofotografie: l’artista ha dichiarato di “essersi calata nella dimensione dei non vedenti per poter capire il buio”, poterlo descrivere; tant’è che la mostra si articola, oltre che di meravigliose fotografie, di esperienze sensitive, per riuscire a far appunto calare gli spettatori, nei panni di chi vive tale sensazioni ogni giorno. Presente nella sede dell’Istituto Paolo Colosimo, dalle 17.00 alle 23.00, la Di Luggo ha lavorato con 20 non vedenti o ipovedenti del medesimo Istituto e dell’Unione Italiana Ciechi di Napoli; la suggestiva mostra consta di vari step: l’installazione multimediale Blind Vision, l’opera “tridimensionale tattile” “Essence”, la mostra fotografica intitolata “A Journey of Light”, di Sergio Siano, ed un documentario Blind Vision, riprodotto nel teatro barocco dell’Istituto. La mente brillante della fotografa napoletana, ha portato all’esposizione in Italia e in gallerie a Miami, New York, Parigi, Beirut e San Paolo delle sue opere: il forte messaggio che Annalaura Di Luggo ci fa intendere è l’importanza nel sostegno di questi soggetti, la loro fragilità e l’immensa bellezza e l’intensità con cui riescono a percepire il mondo che li circonda, sotto una chiave decisamente innovativa. Come urlava Bono Vox nell’album Achtung Baby del 1991, “Love is blindness, i don’t wanna see!”: l’amore è cieco, ed io non voglio vedere.

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