Lettera del Preside Giovanni Di Cicco al Ministro dell’Istruzione Valeria Fedele
Caro Ministro, abbiamo SCELTO questo lavoro per amore, per amore del nostro sapere e del nostro essere, per l’amore che vogliamo trasmettere ai nostri figli, ai nostri giovani ai quali è orientato il nostro esempio di onestà e di lealtà.
Non si può essere, docente prima e dirigente dopo, se non si amano i giovani e la vita stessa.
Si sceglie di diventare dirigente non per fuggire dal lavoro più bello del mondo, ma per fare qualcosa di più, per guardare ed affrontare lo stesso mondo da un altro punto di vista.
Caro Ministro vorrei essere un lavoratore come gli altri, vorrei frequentare la palestra, la piscina, vorrei imparare a ballare, vorrei suonare, vorrei imparare un'altra lingua, vorrei andare in bici. Vorrei viaggiare, ma anche quando me lo concedo tremo insieme al mio cellulare, in hotel, sulla spiaggia, nei musei. Siamo diventati corde di violino, reattivi ed irascibili. Vorrei coltivare anch’io un hobby, invece mi ritrovo, anche in quei pochi momenti che non sono a scuola a parlare di lavoro, cosicché mi sento ridicolo, mi sento osservato come un alieno, ma forse sono solo un alienato.
Caro Ministro, noi dirigenti scolastici siamo bravi lavoratori, la nostra giornata inizia all’alba e termina al tramonto, qualche volte anche oltre. A casa cerchiamo di riordinare le idee, leggiamo la posta, ci appuntiamo le note per l'indomani. Il giorno dopo cancelliamo, per averle svolte, cinque cose su dieci, ma intanto ci ritroviamo ad averne aggiunte altre dieci.
I conti non tornano mai, siamo sempre a rosso….
Siamo bravi, dicevo, siamo bravi ma anche fortunati, sì perché per non sbagliare non ci basta essere bravi. Lo sa, caro ministro, che il gioco in cui ci cimentiamo sale sempre di livello? Un premio però che non raggiungiamo mai perché il livello sale sempre di più.
Se non prendiamo multe dai vari ispettori delegati alla verifica delle "conformità" è solo perché siamo fortunati non perché siamo bravi. Se non siamo inquisiti dalla procura della Repubblica, per lesioni colpose, per crollo di soffitti o di lampade, è solo perché la buona sorte ci assiste e non certo perché ogni mattina battiamo sotto i soffitti per verificarne la solidità. Se ottemperiamo alle disposizioni impartite quotidianamente dai superiori organi, è solo perché la fortuna ci ha destinato personale amministrativo preparato (???).
Abbiamo imparato a pregare. La nostra sicurezza si basa sulla preghiera. Speriamo che sia tutto a posto. Speriamo che tutte le prese elettriche abbiano la messa a terra. Speriamo che l’acqua piovana non faccia scivolare i bambini o i professori. Speriamo di non stressare i lavoratori. Speriamo che non crolli il soffitto.
Caro Ministro, ma il mio lavoro che amavo e ancora amo, la gioia che mi davano i miei giovani alunni ai quali mi piaceva rivolgere il saluto, le mie conoscenze che ho faticosamente acquisito con lauree, abilitazioni, specializzazioni, concorsi, le mie certezze, la mia sicurezza, la mia amabilità, la mia tranquillità, il mio tempo, dove saranno mai finiti?
Quanto vale tutto questo caro ministro?. Quanto costa arrivare a 67 anni e non avere più tanto tempo per riprendersene un po' per sé?