G7 di Taormina: il fallimento della politica planetaria
In una Taormina blindatissima si sono incontrati i grandi della Terra per discutere su temi come clima, lotta al terrorismo, commercio globale, migranti.
Grande assente la Russia verso cui da un lato si paventano più aspre sanzioni e dall’altro nuove aperture di dialogo. Insomma, bastone e carota.
Ma, in effetti, non si è risolto alcun nodo davvero cruciale e tutti i problemi che si affollavano prima del vertice, sono ancora drammaticamente sul tappeto.
C’è divisione su tutto e tra tutti.
Sul clima, ad esempio, alcune nazioni sono convinte nel perseguire gli impegni della Conferenza di Parigi ma altre, come gli USA, ritengono di dover fare un passo indietro e rivedere, ad esempio, la loro politica energetica nel senso addirittura di prorogare l’uso del carbone.
Sul commercio globale, Trump si è arroccato pervicacemente nel difendere gli interessi USA e solo a tratti ha concesso piccole aperture. Particolarmente critica nei confronti delle politiche americane è stato il Cancelliere tedesco Angela Mekel.
Anche sul problema migranti non c’è stata unitarietà di vedute, divisi come sono gli stessi partner europei, nella gestione di questo oramai problema dai numeri stratosferici. Dal dossier migranti, infatti, scompare il capitolo sui diritti con buona pace del Premier italiano Gentiloni.
Nella lotta al terrorismo, Trump rilancia il ruolo della NATO ma alcuni partner europei frenano e forse, alla fine, diventeranno strabici a furia di guardare da una parte cosa fanno gli americani e dall’altra i russi.
E così, mentre fuori infuriavano alcune proteste, tra i convenuti la parola d’ordine è sembrata essere rimandare le cose a data da destinarsi.
Insomma molto da discutere su problemi gravi e urgenti ma molto poco (anzi niente) risolto.