Dalla corte di Polonia alla corte dei Borboni: il babà
Questa storia oltrepassa i confini campani e affonda le sue radici nel Ducato di Lorena, offerto a mo’ di contentino a Stanislao Leczinsky, fino a quel momento re di Polonia, dopo averlo detronizzato. Erano, infatti, questi gli anni in cui Pietro il Grande, zar di Russia, alleatosi con Prussia e Austria sconfisse militarmente la Polonia e costrinse il re polacco in quel piccolo regno, nel quale si stanziò in quanto suocero di Luigi XV che aveva sposato sua figlia Maria. Si narra che fu proprio re Stanislao in persona ad inventare il dolce simbolo della cucina napoletana: il babà. Pare che a questo sovrano golosone venisse servito sempre un dolce tipico di quel territorio, il kugelhupf, a base di farina, burro, zucchero, uova e uva sultanina. Il mangione non lo gradiva particolarmente per la caratteristica di questo dolce di essere troppo asciutto e quasi privo di sapore. Per tale ragione, un giorno, stanco del solito dessert lo scaraventò con furia dall’altra parte della tavola contro una bottiglia di rhum, che andò ad inzuppare il dolce dando così vita ad una vera delizia. Appassionato lettore delle “Mille e una notte” e colpito soprattutto dal protagonista del racconto di “Alì Babà e i quaranta ladroni”, intitolò questa nuova invenzione al suo eroe preferito. Il babà fu introdotto a Parigi nell’Ottocento dal famoso cuoco-pasticciere Sthorer che aprì un laboratorio dolciario al numero 51 di rue Montorgueil, da dove uscivano a valanghe morbidissimi babà, venduti da due a otto franchi l’uno. E a Napoli? Fu sotto ai Borboni e grazie soprattutto a Maria Carolina d’Austria, moglie di Ferdinando IV e sorella di Maria Antonietta, che ci fu il dilagare delle mode francesi. È in questo contesto che il babà arrivò a Napoli e da allora costituisce l’emblema della pasticceria e della tradizione napoletana.