“Uno specchio in cui guardarsi. La tragedia del Venezuela”
In una rubrica di cultura, storia, turismo e curiosità è ovvio dover parlare di eventi del passato, spesso legati alle vicissitudini fortunatamente superate di molti Paesi “civili” della nostra Europa. È piuttosto facile quindi raccontare della Rivoluzione francese, della dittatura franchista in Spagna o dei terribili anni del nazismo e del fascismo in Italia. Più difficile, e quindi doveroso per chi vuole fare cultura e informare i lettori, parlare di questioni contemporanee come i tragici avvenimenti che stanno stressando il Venezuela, terra di emigrazione economica e turistica anche per molti italiani. Un Paese ricco sia di risorse economiche che di tradizioni culturali, con il quale sono entrato in contatto molti anni addietro grazie ad una grande amica, Jully, purtroppo scomparsa l’anno scorso. Attraverso un proficuo rapporto culturale, ho vissuto a distanza l’evoluzione di una sorta di guerra civile grazie ai racconti e le foto, scattate da una finestra, di questa cara amica, passando improvvisamente dal parlare di Arepas, un gustoso piatto tipico locale, e della forte tradizione musicale venezuelana, che a dispetto di ciò che si immagina riguarda la musica classica e lirica, alle manifestazioni represse nel sangue e alla carenza di medicine, cibo, lavoro e soldi in un Paese tra i più ricchi al mondo per risorse petrolifere. Poi ho incontrato l’arte di Rodrigo Figueredo che, tra colori e stile pop, racconta simbolicamente gli eventi nella sua terra. Parlare di ciò che sta avvenendo in Venezuela, quindi, mi è sembrato utile per far comprendere a tutti i lettori come un Paese ricco possa, nelle mani sbagliate, diventare addirittura terreno di scontro civile, di negazione dei diritti e di povertà diffusa. Conoscere serve, come il bimbo che impara a non scottarsi più toccando il fuoco, ad evitare pericolose derive anche nella nostra Europa. Queste tremende deviazioni partono sempre in sordina, dalla negazione dei diritti culturali, dell’istruzione, della libertà di parola, fino a coinvolgere la stessa sopravvivenza della popolazione, una storia già vissuta in Italia che, addirittura, si ripropone nuovamente con piccoli segnali che continuano ad arrivarci da diverse regioni, dove tra un “non si accettano animali e gay”, o “in questo luogo io voglio ordine e dico ciò che voglio”, stiamo oramai imboccando strade già percorse nella parziale sottovalutazione delle Istituzioni. Forse è il caso di prendere a riferimento gli eventi del Venezuela per ricordarci cosa vuol dire passare, in un attimo, dai populismi alla dittatura.
1)-Rodrigo puoi tracciare un rapido quadro, attraverso i tuoi occhi di artista impegnato, dell’attuale
Situazione del Venezuela?
La situazione in Venezuela è gravissima, ed è quella di uno stato in crisi politica, economica e sociale. È in corso, tragicamente, la costituzionalizzazione e quindi la legalizzazione di una dittatura. In Venezuela c’è un regime totalitario, un popolo che soffre e mancano tutti quelli che sono i parametri di un normale Paese democratico. Non ci sono diritti, mancano medicine, non c’è cibo, in una nazione beffardamente ricca di risorse. Penso che gli occhi del mondo dovrebbero essere puntati sul Venezuela, perché ciò che sta accadendo è significativo e d’esempio per tutti noi. Usando l’arte come strumento per fissare un momento, una sensazione, una percezione, ed essendo il linguaggio che mi è più congeniale la utilizzo per denunciare ciò che sta accadendo dall’altra parte dell’Atlantico. La situazione del Venezuela mi coinvolge particolarmente, e man mano che gli avvenimenti divengono più intensi la mia arte da un’interpretazione “plastica” di questi tremendi giorni di caos del mio Paese.
2)-Attraverso l’arte si può creare coscienza collettiva. Parlaci, per favore, della tua opera “Guernica Venezuela”.
Io uso molto le reti sociali, per me sono come vere e proprie gallerie virtuali. Quando un’opera è immediatamente attuale l’uso delle reti è come una cassa di risonanza che permette di arrivare velocemente al pubblico che, così, riesce a vivere un’esperienza forte e diretta. L’arte è quindi affermazione della propria identità e della realtà che si converte in una produzione di cultura che riesce a spiegare il nostro tempo. Ed è così che opere come Guernica Venezuela creano coscienza collettiva, attraverso la rielaborazione sociale degli utenti che ne parlano in rete. Quando l’arte è sincera ed esprime quello che è con un suo linguaggio, questo linguaggio viene recepito e adottato dal pubblico, diviene in poche parole POPOLARE, nel senso più nobile del termine. In questo caso anche Guernica Venezuela è figlia del suo tempo, realizzata via via che si svolgevano gli eventi. In questo caso parliamo degli avvenimenti in Venezuela del 2014, quando il popolo era già sceso in piazza per reclamare i propri diritti.
3)-Carmen, insieme al tuo fidanzato Rodrigo, avete organizzato una preziosa opera di sensibilizzazione e informazione sull’attuale situazione venezuelana. Quali attività avete svolto e intendete ancora organizzare?
Con Rodrigo abbiamo portato avanti una vera e propria campagna di sensibilizzazione sul tema. Abbiamo toccato diverse località e città campane cercando di rendere in ogni occasione il messaggio quanto più chiaro e diretto possibile. In Venezuela c’è una dittatura feroce che toglie spazi di sviluppo individuale e collettivo, che macina coscienze e condanna la diversità in tutte le sue forme, in modo particolare condanna il dissenso politico. Sono migliaia i prigionieri che affollano le carceri venezuelane per ragioni politiche. Il nostro scopo è sensibilizzare l’opinione pubblica, in particolare quella di molti connazionali che tempo fa in quella stessa Venezuela, attualmente mortificata, hanno trovato una terra di fortuna, un Paese amico che ha aperto loro le braccia, condividendo con molti italiani le sue ricchezze e l’allegria del suo popolo. Il prossimo appuntamento è per fine agosto, a Viggiano in provincia di Potenza. Ospiti di questo meraviglioso borgo lucano affronteremo il tema, sicuri della partecipazione e dell’interesse già riscontrato in molte altre zone dove l’emigrazione verso il Venezuela è stata particolarmente significativa.
4)-Rodrigo quali altre opere stai completando al momento ? Sono sempre collegate alla situazione storico politica del tuo Paese?
Sì, in Bravo Pueblo Abril e Mayo ho fissato gli avvenimenti utilizzando quelli che sono stati i simboli di questa lotta per la libertà e la democrazia. Si va da Hans Wuerich, il cosiddetto ragazzo nudo con la Bibbia, agli Indios dell’Amazzonia con la maledizione del “Dabucurì”, alla donne che hanno fermato il carro armato, fino agli Escuderos. Come nel caso di Guernica Venezuela ho utilizzato le reti sociali, postando passo dopo passo i dettagli delle opere in corso. Per me la tematica del Venezuela è fondamentale.
5)-Carmen, per chiudere, da cittadina italiana cosa credi possa fare l’Europa, l’Italia e la comunità internazionale per stabilizzare la situazione in Venezuela?
La Comunità Europea, a dire il vero, ha già preso una posizione netta sul caso. Tajani non ha esitato a definire il regime madurista una vera e propria dittatura. Gli appelli della stessa Mogherini fanno ben intendere la condanna diretta dell’Europa alle prassi politiche del governo venezuelano. La posizione degli Stati Uniti è chiara, con Trump che ha già promesso sanzioni economiche per il Venezuela nei prossimi giorni, nel caso in cui la cosiddetta Assemblea Costituente convocata da Maduro venga realizzata. La maggior parte degli stati dell’OEA (Organización de los Estados Americanos – Organizzazione degli Stati americani) si è espresso a favore di una risoluzione di condanna contro il Venezuela di Maduro. Adesso che tutti abbiamo preso coscienza della gravità della situazione è il momento di agire. Credo che sia arrivato il momento di intervenire per rispondere all’appello di un popolo che chiede a gran voce di essere aiutato. Qui non si tratta di condannare ideologie, non è una guerra tra destra e sinistra, purtroppo questa è una semplice e cruda lotta per la democrazia.
La situazione in Venezuela è davvero grave. Manifestazioni continue con polizia che spara ad altezza d’uomo, e soprattutto una situazione economica spaventosa con povertà diffusa, negozi vuoti, aumento del tasso di mortalità in salita rapidissima, tra cui quella infantile aumentata del 30%, carenza di cibo con una buona fetta della popolazione che non riesce più a fare due pasti regolari al giorno. È sostanzialmente una situazione che richiama alla mente Paesi in cui vi sono veri conflitti in corso, eppure in Venezuela il problema non è la guerra ma l’attuale politica al potere. Forse è il caso di prendere coscienza che queste situazioni sono fuori la porta di ogni nazione, e che solo i cittadini possono evitare queste tragedie non cadendo nella “spirale ideologica di un’unica figura politica” in grado di risolvere, come per magia, i problemi di un intero Paese. Diceva una simpatica vecchia pubblicità “meditate gente, meditate”.