Gentiloni candidato premier, l’anti Renzi
“Abbiamo bisogno di Istituzioni rassicuranti, dice sorridendo, quasi sottovoce, Paolo Gentiloni ai manager della Fiera del Levante, a Bari.. E proprio a questo pensano i tanti che lo vedrebbero bene candidato premier alle politiche. A rompere il tabù, scandendo in pubblico, per primo,con un’idea che frulla nella testa di molti nel PD e che inquieta assai i renziani, è Michele Emiliano, che fa gli onori di casa. “Se Gentiloni, come mi auguro, assumesse la leadership del centrosinistra, immagino che il suo contributo al paese, all’Italia e anche al partito, sarebbe ancora più importante”. Il governatore pugliese, capo di una delle correnti di minoranza, lancia una sfida a Renzi sul piano del consenso al sud, conscio di allargare un solco non ricomponibile, da qui alle politiche, con tutte le conseguenze del caso sulle liste, sostenendo che da luglio Renzi non dà segnali, malgrado la disponibilità che lui stesso gli ha offerta. E lo stesso dicasi per Orlando. Il Guardasigilli ha un centinaio di parlamentari uscenti che temono di non rientrare in gioco, assistendo impotenti a quello che gli avversari del segretario PD chiamano “il clima di chiusura del bunker di un partito dell’autosufficienza. E quindi i peones delle minoranze si sentirebbero forse più tranquilli cambiando cavallo. Non a caso, a dare voce a questa suggestione, che si fa largo tra le truppe, di un “Gentiloni candidato”, era stato qualche giorno fa un graduato di rango: Cesare Damiano, il Presidente della Commissione Lavoro, che fa parte della corrente di Orlando. Del resto, i fuoriusciti, tendenza Bersani, raccontano che da dentro al PD (da Orlando e da Franceschini), continua ad arrivare un messaggio a Pisapia: “dopo la probabile batosta in Sicilia guarderemo Renzi negli occhi e gli spiegheremo che lui è il segretario PD, ma che per vincere serve un centrosinistra unito e dunque un leader della coalizione, capace di ricucire. Serve, inoltre, una legge elettorale che agevoli la costruzione di una coalizione”. E non è un caso che sabato prossimo Orlando terrà a Roma la prima iniziativa della sua associazione Dems, dal titolo molto esplicativo: “Un nuovo centrosinistra, per unire l’Italia”. Presenti Carlo Calenda, Giuliano Pisapia e Nicola Zingaretti.
Damiano afferma che la scelta di Renzi, di fare tutto da solo restringe le sue stesse possibilità, visto che oggi, lo pensano in molti, vengono premiati leader, come Gentiloni, capaci di unire più che dividere. Il terreno per forgiare la nuova leadership, secondo il Movimento Democratico e Progressista, potrebbe essere la legge di bilancio.
Peccato che i due interessati, Renzi e Gentiloni, abbiano trovato un modus vivendi che li ha portati a gestire i conflitti senza dare nell’occhio. E a chiudere un patto di ferro, come raccontano i renziani, sul tema che avrebbe potuto diventare un tormentone, cioè la durata della legislatura. Decisione in capo al Quirinale, certo, ma che premier ed ex premier agevoleranno. Dopo aver concordato un compromesso: si potrà chiudere dopo la manovra, a fine dicembre, come chiesto qualche settimana fa dal capogruppo Ettore Rosato, andando però a votare non di corsa a febbraio, ma a metà marzo. Come avevano di fatto prefigurato esponenti vicini a Gentiloni.
Il leader PD, che pure ieri in Sicilia ha fatto i complimenti al premier, sa bene che il tema “Gentiloni candidato” verrà usato come testa d’ariete, se si perdesse nell’isola. Ma per i renziani il tentativo di spallata finale non andrà in porto, soprattutto perché la massa dei peones PD, che aspirano alla ricandidatura, ci penserà due volte a schierarsi contro il segretario in carica. Per non dire dell’altro fattore: l’assenza di una coalizione. Fattore non indifferente, perché i convitati di pietra, ovvero i compagni di MDP e lo stesso Pisapia, non sono in procinto di stringere patti col PD. “Gentiloni candidato è uno scenario improbabile”, taglia corto Massimiliano Smeriglio, uno dei big di campo progressista. Ha certamente riportato nel paese un clima di maggiore serenità, ma se e quando rinasceranno le coalizioni, noi chiederemo innovazione e primarie”. Vedremo!