San Gennaro: rito pagano del XXI secolo
La figura del Santo patrono di Napoli tra antichità e modernità. Spiegare il rapporto esistente tra Napoli e San Gennaro è quantomeno complicato: non si tratta solo di religione, credenza popolare o semplice tradizione, ma di una venerazione complessa, che affonda le sue radici nella Neapolis romana del V secolo d.C. Secondo una cronaca latina, la città partenopea già nel 471 eleva il martire cristiano a proprio nume tutelare per averla protetta da un’eruzione del Vesuvio, l’altro Dio dei Napoletani, che da quel momento sarebbe diventato la sua ideale antitesi. Da qui inizia uno degli esempi di sincretismo religioso più duraturi della storia umana: San Gennaro diventa idealmente il nuovo Giove in un Pantheon napoletano formato da altre cinquanta divinità protettrici. L’antichità e le tracce del paganesimo sopravvivono tuttora alla modernità del XXI secolo, rendendo Napoli unica al mondo. Il martire di Pozzuoli fa parte del popolo napoletano, della sua identità e delle sue vicende: basti solo pensare che la Cappella del Tesoro nel Duomo di Napoli non appartiene alla Chiesa, ma alla popolazione partenopea, che la fece erigere agli inizi del Seicento; oppure si ricordi quel “faccia gialla” (celebrato da due canzoni di Enzo Avitabile e Pino Daniele), l’insulto pronunciato dalle vecchie popolane al busto del per accelerare lo scioglimento del sangue. E poi è opportuno pensare alla festa di San Gennaro che si svolge ogni anno a Little Italy, nel cuore di Manhattan e, idealmente, nel cuore e nei pensieri di chi fu costretto ad andare via da Napoli per cercare fortuna altrove. Molti definiscono “medievale” questo legame, che stona con la modernità. Ma la vera forza di Napoli è proprio la sua capacità di restare uguale e conforme a se stessa nel corso dei secoli. Come dice Luciano De Crescenzo “Napoli resta l’ultima speranza di salvezza per il genere umano”, grazie alla sua concreta volontà di opporsi alla frenesia del mondo moderno, opponendo un carattere freneticamente antico e millenario.