Giancarlo Siani, un eroe senza superpoteri

Quando oggi sentiamo pronunciare il cognome Siani, il primo pensiero va al comico napoletano di “Benvenuti al Sud” e di altri divertenti film comici italiani. Quello che non si sa è che il cognome Siani è un nome d’arte, scelto dall’artista per onorare un giovane giornalista di ventisei anni ucciso dalla camorra. Giancarlo Siani era un giovane appassionato, amante della verità e della giustizia. Il suo sogno era quello di diventare un giornalista professionista e cominciò a lavorare come corrispondente da Torre Annunziata per “Il Mattino”. Qui si trovò di fronte al male incurabile che dilaniava quotidianamente la sua terra, la camorra, che nell’area vesuviana speculava sulla ricostruzione post-terremoto. Il giovane giornalista napoletano decise di non tacere e di raccontare la verità che si celava sotto la scorza di una realtà corrotta. Il dieci giugno del 1985 pubblicò l’articolo che lo condannò a morte e il ventitre settembre fu ucciso con dieci colpi di pistola. Paolo Borsellino diceva che “la lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. Giancarlo Siani, insieme a tutti coloro che sono morti per opporsi alle mafie, sono degli eroi. Non avevano superpoteri, né strani oggetti per combattere il male. I loro unici poteri erano il coraggio di pensare di poter cambiare il mondo in cui vivevano, la forza di affrontare una vita difficile, l’uso delle parole giuste, capaci di mostrare la bruttezza del mostro che stavano sfidando. Il compito di ogni giovane, meridionale e non, è quello di seguire la strada tracciata da questi supereroi, che non si sono mai arresi davanti alle difficoltà, con la speranza di rendere, in un giorno non troppo lontano, questa terra meravigliosa.

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