Quando il canto degli scugnizzi sconfisse la svastica
Ne “Il giorno prima della felicità”, Erri De Luca, attraverso le parole del personaggio di Don Gaetano, descrive come iniziarono le Quattro Giornate di eroica resistenza in cui Napoli cacciò i nazisti. Ciò che accadde in quei giorni di fine settembre del 1943 è un evento storico: per la prima volta una grande città, sottomessa al dominio del Reich, alza la testa e si ribella al giogo della croce uncinata e manda via l’esercito più potente del mondo. La rivolta non è organizzata ma la città, da quando è stata occupata dopo l’otto settembre, è un focolaio che attende solo il momento giusto per esplodere. Non si sa neanche da dove siano iniziati gli scontri; l’unica certezza è che la rivolta coinvolse una grandissima parte della popolazione, dagli studenti dei licei partenopei, fino agli eroici scugnizzi, passando per i reduci di guerra, abbandonati da uno Stato allo sbando, ed anche attraverso i semplici ed eroici popolani, che in mancanza di armi vere e proprie lanciavano sassi e oggetti domestici contro il potente nemico. Sono tanti gli episodi di eroismo di quei giorni, storie di popolo che rischiano di perdersi nei meandri della Storia: dallo scugnizzo Gennaro Capuozzo, ucciso a Via Santa Teresa degli Scalzi nel tentativo di ostacolare il passaggio di un Panzer tedesco, fino a Maddalena Cerasuolo, che combatté a fianco dei partigiani per difendere il Ponte della Sanità, arrivando al barbiere Santo Scapece, che tirò della schiuma da barba sul finestrino di un carro armato nazista, costringendolo allo schianto contro un palazzo. I Napoletani, popolo da sempre avvezzo ai miracoli e legati al divino, si resero conto di poterlo compiere loro il miracolo, ragionando da popolo. Come dice Erri De Luca nel suo libro “Cominciavano i pensieri di una testa sola. Le persone quando diventano popolo fanno impressione … Era un vento, non veniva dal mare ma da dentro la città: mo’ basta, mo’ basta”. E quel popolo, unito dal canto di libertà degli scugnizzi, si rese conto di poterlo compiere il miracolo. E di poter cambiare il corso di una Storia che sembrava già scritta.