La rabbia dei corrieri blocca oltre 70 mila pacchi
Non mollano i 400 facchini che lavorano alla SDA di Carpiano, località poco a Sud di Milano. Dopo i dodici giorni di sciopero e le botte di lunedì scorso, sono ancora lì, “spiaggiati” davanti ai cancelli chiusi dell’azienda del gruppo Poste Italiane, che consegna pacchi a domicilio. Nel nulla di questa zona industriale, in via Sandro Pertini, nel cuore della logistica italiana, dove fino a due settimane fa, giorno e notte, arrivavano i TIR, ora ci sono i resti di falò, qualche sedia e capannelli di lavoratori. Johannes Abraham ha 27 anni, arrivato undici anni fa a Lampedusa con un barcone e da 6 anni arenato qui a smistare pacchi, 8 ore al giorno a 1400 euro al mese, quando fa i turni di notte, dice: “Ci trattano come numeri, non come operai. Vogliamo solo lavorare. Vogliamo solo che vengano mantenuti i nostri diritti”.
È la storia di sempre della logistica in Italia, dove le cooperative di facchinaggio cambiano dall’oggi al domani. Assologistica controlla 250 aziende che danno lavoro a 70 mila dipendenti. SDA è tra le più grandi. Oltre a Carpiano, altre sedi importanti sono a Bologna e Roma, dove per ora il blocco è meno rigido. Nessun facchino è dipendente di SDA. A Carpiano il datore di lavoro dei 400 facchini, di cui il 90% sono stranieri, era la Team Coop. Adesso è subentrata la cooperativa Siviglia. “Cambia tutto”, come dice Concetta Cice che da poco più di un anno smista pacchi ed è sindacalista del Sicobas, una delle 2 organizzazioni di categoria. “Col nuovo contratto, continua, perderemmo l’anzianità professionale, gli scatti e, con l’applicazione del Jobs Act, non abbiamo nemmeno la certezza del mantenimento del posto di lavoro”.
La trattativa si è arenata dopo che l’unico altro sindacato, lo Slocobas, che raccoglie la minoranza dei facchini, ha accettato le nuove condizioni. Davide Adani, il dirigente del consorzio cooperativa Ucsa, è lapidario: “Non rilasciamo dichiarazioni”. A SDA il consorzio Ucsa avrebbe garantito la continuità contrattuale, con la sola introduzione del Jobs Act che prima non esisteva. A Bologna per cercare di sbloccare la situazione c’è stato l,’intervento del Prefetto. Ma se si blocca Carpiano, dove in questo momento è ferma una montagna di oltre 70 mila pacchi, si blocca tutto e non basterà un giorno per rimettere in moto le consegne e il movimento di oltre 140 mila colli al giorno.
A complicare la cosa non ci sono solo problemi sindacali, ma anche di ordine pubblico. Lunedì sera sono arrivate a Carpiano un centinaio di persone venute da fuori, alcune con un giubbotto SDA. Ne è nato un parapiglia. Nei video, trasmessi in rete, compare anche un coltello. Tre i feriti, uno accoltellato di striscio, un altro investito da un’auto. Il presidio è ora controllato a vista dalle forze dell’ordine. Il timore è che la situazione possa precipitare. I vertici di SDA chiedono che venga tolto il blocco: “Abbiamo denunciato alla magistratura i comportamenti al di fuori delle regole sindacali”. La Fit Cgil chiede l’intervento del Ministero dell’Interno “per salvaguardare le attività e per assicurare, agli addetti, la continuità occupazionale e i trattamenti economici”. E la Fit Cisl chiede anche l’intervento del Ministro del Lavoro e guarda a quel futuro, che dal presidio non si vede. I blocchi di Carpiano sono la punta dell’iceberg di un sistema di appalti ormai fuori controllo, che sta implodendo. I sindacati si augurano che inizi un processo di internalizzazione, anche graduale.