La vecchiaia di Facebook: un mondo che cambia

Nel corso della giornata di mercoledì, Facebook è stato offline per qualche minuto, ma nessuno ha avvertito il disagio sorto da questo problema. Questo è un segno abbastanza evidente di come il mondo dei social network sia in continua evoluzione. Qualcuno potrebbe pensare che la mancanza di interesse per questo piccolo problema sia dovuta ad una “positiva” regressione tecnologica delle nuove generazioni, ma (purtroppo) non è così. Ciò che si sta verificando in questi ultimi mesi è un uso ancora più ossessivo di alcuni social network, come Instagram o Whatsapp, che prediligono una condivisione istantanea dei momenti vissuti rispetto alla statica bacheca-diario di Facebook. I social dal principio sono nati come bacheche virtuali, con cui connettersi con il resto del mondo, condividendo le proprie sensazioni, i propri pensieri ed emozioni; il problema è che questa fase storica della nuova era digitale è stata superata dall’introduzione delle cosiddette “Stories”, foto istantanee, che fanno letteralmente entrare qualsiasi persona nella più semplice e banale routine quotidiana. Tutto ciò che prima veniva considerato quantomeno riservato, ora è di dominio pubblico, senza veli. A questo si sono aggiunti i sondaggi, in cui le persone cercano consigli su cosa fare nel corso delle proprie giornate. Umberto Eco, paventando il rischio di un uso non consono, ma inevitabile delle nuove frontiere di Internet, invitava gli utenti digitali ad un uso “critico” e ragionato di tecnologie utili, che però si presentano come un’arma a doppio taglio. Evidentemente le parole del grande pensatore italiano scomparso l’anno scorso non hanno avuto ascolto. A dimostrazione di ciò, uno studio britannico del 2015 ha verificato l’esistenza della “nomofobia”, cioè la paura incontrollata di rimanere sconnessi dal contatto con il telefono. Possiamo affermare di vivere in un’epoca completamente digitale. Albert Einstein diceva “Temo il giorno in cui la tecnologia supererà le interazioni umane. Il mondo avrà una generazione di idioti”. Quel giorno è arrivato, poiché le interazioni digitali e artificiali hanno prevalso su quelle umane. Ci sarà un rimedio, una soluzione, qualcosa che ci ricordi di essere umani? La domanda resta sospesa nel vuoto.

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