Eccezionale il primo incontro di “Letteratitudini” stagione 2017/2018
Grande vivacità nel corso del primo appuntamento della stagione 2017/2018 di Letteratitudini che si è aperto con la partecipazione di alcuni affezionati soci, tra cui: Branco Mattia, Giannetta Capozzi, Raffaele De Lucia, Italia Iovine, Felicetta Montella, Laura Sciorio, Maria Sciorio, Marinella Viola, oltre a Matilde Maisto, coordinatrice del gruppo.
Il tema dell’incontro è stato Luigi Pirandello, a 150 anni dalla sua nascita. Egli infatti è nato nel 1867 vicino ad Agrigento e, precisamente, in una località chiamata Caos. Su questo lo scrittore amò sempre scherzare, definendosi un “figlio del caos”.
Luigi Pirandello è uno degli scrittori più importanti della letteratura italiana e non solo. La ragione di tanta considerazione è dovuta al modo in cui egli ha saputo rinnovare le forme e i generi della letteratura. Dopo Pirandello il teatro, il romanzo e la novella non sono stati più quelli di prima: egli ha segnato un punto dal quale non si è più tornati indietro. Pirandello scrive e mette in scena cose che mai prima erano state scritte e messe in scena e per questo il suo successo fu strepitoso, sia durante la sua vita che dopo la sua morte e, ancora oggi, è uno degli autori più letti e amati dal pubblico.
Pirandello è cresciuto in un clima di forte disillusione per le aspettative disattese del Risorgimento di cui i genitori erano stati sostenitori. Questo, come altri eventi della sua vita, hanno influenzeato le sue opere e la sua visione del mondo. Nel 1887 si iscrive alla Facoltà di Lettere a Roma, ma nel 1889 si trasferisce a Bonn, in Germania, dove si laurea nel 1891 con una tesi sul dialetto di Agrigento.
Tornato a Roma, entra negli ambienti letterari, collabora con alcune riviste e pubblica le prime novelle e i primi romanzi. Nel 1901 esce il romanzo L’Esclusa e l’anno successivo Il turno. Ma è il 1903 l’anno della svolta, a causa di due eventi:
• la miniera di zolfo dei genitori si allaga e la famiglia cade in rovina;
• inizia a manifestarsi la malattia mentale della moglie che la costringerà a vivere in una casa di cura fino alla morte.
Dissesto economico, follia e prigione familiare diventano allora temi centrali delle sue opere. Le difficoltà economiche lo portano a intensificare l’attività di scrittore e nascono i suoi romanzi più famosi:
• Il Fu Mattia Pascal (1904)
• I vecchi e i giovani (1909)
• Suo marito (1911)
• Quaderni di Serafino Gubbio operatore (1915)
In questo periodo ha inizio anche l’attività teatrale, con opere sia in siciliano che in italiano, spesso derivate dalle novelle.
Ma è il teatro: la chiave del suo successo internazionale
I romanzi di Pirandello ottengono grande diffusione in Italia, ma sarà il suo teatro a portarlo al successo internazionale. Nel 1921, dopo il fiasco della prima rappresentazione a Roma, viene riproposto a Milano Sei personaggi in cerca d’autore che questa volta ottiene un successo strepitoso: è l’inizio di un’ascesa che lo porterà al Premio Nobel del 1934. Nel frattempo aveva riunito le sue novelle nella raccolta Novelle per un anno e aveva dato alle stampe nel 1926 il suo ultimo romanzo: Uno, nessuno e centomila. Muore nel 1936 a Roma.
Per capire quello che Pirandello scrive, bisogna prima di tutto capire quello che Pirandello vede, perché il suo sguardo non è quello di una persona comune. Partendo da questo presupposto, andremo a scavare nelle sue idee per capire la sua visione del mondo e della letteratura.
Ci si deve concentrare intorno a tre nuclei fondamentali del suo pensiero:
Vitalismo, ossia la continua lotta dell'uomo moderno tra vita e forma. Per Pirandello la realtà è un continuo conflitto tra vita e forma L’uomo all’interno della società vive una continua lotta contro la forma, le costrizioni e le maschere che la società gli impone, che lo rendono estraneo a sé stesso e agli altri. Per Pirandello questo contrasto non è superabile e l’uomo è destinato alla sconfitta.
Umorismo, mentre con il vitalismo Pirandello ci racconta cos’è la vita, con la teoria dell’umorismo (esposta nel saggio L’umorismo del 1908) ci dice come porci verso di essa. Per Pirandello il nostro atteggiamento davanti alla negatività del mondo deve essere di tipo umoristico e ci spiega in cosa l’umorismo si distingue dal comico.
Il comico è un “avvertimento del contrario”: vedo che qualcosa è contrario a come dovrebbe essere e rido. L’umorismo è invece il “sentimento del contrario”: vedo qualcosa che è contrario a come dovrebbe essere e rifletto sulle ragioni profonde di quella diversità, su quello che c’è dietro la maschera. Nel primo caso si ha una risata, nel secondo un sorriso amaro, consapevole della tragicità del mondo.
Metaletteratura, il terzo passaggio sarà capire perché Pirandello ha deciso di scrivere. Qual è la funzione della letteratura per Pirandello? La letteratura per lui ha allo stesso tempo una funzione consolatoria, proponendosi come gioco umoristico, e opprimente, in quanto rappresenta la lotta continua tra vita e forma. Tale scontro diventa uno scontro tra la realtà e la finzione, dal momento che la letteratura è di per sé una finzione, qualcosa che non esiste. Pirandello allora decide di svelare questa finzione, facendo metaletteratura.
Cerchiamo, infine, di riassumere quello che abbiamo detto e rispondere alla domanda da cui eravamo partiti: cosa vede Pirandello e come lo rappresenta.
Pirandello vede un mondo claustrofobico e paradossale. Un mondo nel quale l’uomo non può veramente mai essere sé stesso perché non c’è un sé stesso, non c’è un solo io, ma tante forme e maschere in cui l’uomo è imprigionato. L’uomo non può realizzarsi, è un essere incomprensibile a sé stesso e agli altri. Diremo allora che Pirandello è un pessimista.
Tuttavia egli non si ferma alla costatazione del male, ma decide di coglierne gli aspetti più divertenti, creando una nozione di umorismo che non esclude la riflessione, ma nemmeno il sorriso.
Infine c’è la letteratura: Pirandello considera la letteratura come un gioco e attraverso questo gioco vuole mostrare tutti i mali che affliggono l’uomo, scomponendoli attraverso la lente dell’umorismo. Pirandello insomma non ci dà una soluzione al problema, ma ci mostra che si può ‘prenderla con filosofia’, che si può sorridere nelle avversità e giocare, perfino quando non sappiamo nemmeno chi siamo.
Letteratitudini ha affrontato, quindi, un grandissimo Pirandello e la serata è stata vivace e molto interessante con la partecipazione attiva di tutti i componenti che hanno discusso e scambiato ognuno le proprie idee su questo illustre personaggio che, tra l’altro, dice: “…e come possiamo intenderci se nelle parole che io dico metto il senso e il valore delle cose che sono dentro me, mentre chi le ascolta, inevitabilmente, le assume col senso e il valore che hanno per sé del mondo che egli ha dentro…?”
Ovviamente i componenti di Letteratitudini si sono dati appuntamento al mese prossimo con un nuovo ed entusiasmante argomento.