La chimera della bellezza
Il 15 ottobre del 1917 moriva Mata Hari (dal malese “occhio dell’alba”), pseudonimo di Margaretha Geertruida Zelle. Nata il 7 agosto del 1876 a Leeuwarden (Olanda), divenne l’iconografia dell’idea della Belle Époque.
Fu una danzatrice orientale e più tardi una spia, quest’ultimo ruolo lo assunse durante lo scoppio della 1^ guerra mondiale. Una nascita segnata dalla Belle Époque e una morte segnata (in Francia) dalla sua fine e dall’inizio della grande guerra.
La sua danza era ispirata da quella delle sacerdotesse di Shiva, che inscenavano il donarsi (sessualmente e spiritualmente) alla divinità; spogliandosi di ogni velo o talvolta quasi, riuscì perfettamente a riproporre una danza mistica, nuda, e quindi priva di ogni concetto d’impurità. Fu una donna dal grande fascino, tantissimi furono gli uomini che se ne innamorarono; valutata con testuali parole: <<donna che è lei stessa danza>>, <<artista sublime>>, e colei che <<riesce a dare il senso più profondo e struggente dell’anima indiana>>.
Succede talvolta che la morte si nasconda in ciò che più si ama come nel caso di quest’emblematica donna, giustiziata, per attività di spionaggio, dagli uomini in divisa da cui tanto era affascinata.
La chimera era il titolo di un libretto da ballo che scrisse per portare in scena una danza egizia che non ebbe mai luogo; ciò che rimase fu il suo sogno vano di un ritorno alla bellezza dell’ultimo ventennio dell’Ottocento.
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