«Come uno straniero», l’autismo a teatro alla ricerca di una lingua franca
Nel mondo dei social network Mario e Veronica comunicano con dei cartelli. Perché? Chi sono Mario e Veronica? Il piccolo mistero è risolto dallo spettacolo Come uno straniero, l’autismo per comunicare domenica prossima alle 19.00 presso il Teatro Don Bosco di Caserta. Il testo, di Angelo Callipo, è interpretato da Michele Tarallo, insieme a Francesca Ciardiello, e segna l’esordio alla regia di Giovanni Allocca.
La storia è quella di Mario, 40 anni, affetto da disturbo autistico e di sua sorella Veronica che comincia ad occuparsi di lui dopo la perdita di entrambi i genitori. Il problema per Mario è comunicare, far uscire i suoi bisogni allo scoperto, confrontarsi con Veronica ed aiutarla a relazionarsi con sé. Saranno proprio i cartelli – applicazione del metodo ABA, utilizzato come terapia per l’autismo – a gettare un ponte tra i due.
Lo spettacolo è un viaggio nell’intimità di chi è vittima del disturbo autistico e cerca un punto di connessione con il mondo esterno, ideale prosieguo di un’altra opera di Michele Tarallo, Il regalo rotto, frutto dell’esperienza di vita dell’attore casertano con la figlia affetta da sindrome di Lennox Gastaut. «Nel precedente lavoro avevo voluto accendere un faro sui problemi che affronta una famiglia quando cerca di comunicare con un disabile che è parte di essa – spiega Tarallo – ma questa volta ho scelto di cambiare il punto di vista, di soffermarmi sul mondo interiore del disabile che cerca un codice per comunicare con chi ha intorno, una lingua franca. Come uno straniero».
L’autismo, in Italia, colpisce tra le 300.000 e le 500.000 persone ma l’attenzione educativa e sociale si ferma, spesso, alle giovani vittime del disturbo senza considerare il dramma degli adulti autistici. «La ricerca che ci ha portati a questo testo – spiega l’autore Angelo Callipo – parte dall’esperienza di Michele Tarallo con un amico autistico, scomparso recentemente, insieme ad un approfondimento sulle tecniche educative utilizzate con i giovani affetti da questo disturbo. Il risultato pone l’attenzione sul modo in cui il disabile capisce il mondo, in controtendenza con la pretesa sociale di capire il disabile».
Il cerchio dei talenti casertani nello spettacolo è chiuso da Giovanni Allocca che firma, al suo esordio in tale ruolo, una regia intima ma leggera ed aggiunge, con questo spettacolo, un altro tassello al suo impegno sociale teatrale dopo «L’ultimo pezzo di cotone di zucchero» in cui ha approfondito il dramma della malattia di Alzheimer.
Piccola curiosità, tra gli elementi della scenografia sarà usata una sedia già utilizzata da Eduardo De Filippo per le repliche de «Le voci di dentro» e, tra i costumi, un cappotto appartenuto ad Antonio Allocca.