Già nel 2001 impianti sportivi senza agibilità, la denunzia di un genitore
Alcuni giorni orsono abbiamo dato spazio ad una missiva, inviata al Sindaco da parte dell’Avvocato Giuseppe Brandi, con la quale il legale chiedeva di conoscere se gli impianti sportivi presenti sul territorio cittadino fossero o meno in possesso del certificato di agibilità. Avevamo anche sottolineato come nella vicenda relativa al Campo Sportivo “Amato” in via Fermi, l’arch. Giulio Biondi aveva scritto che “…..la società ASD Polisportiva R. Sannicolese, ad oggi, è l’unica ad aver completato l’iter burocratico finalizzato all’ottenimento dell’agibilità”. Dunque, da quanto messo nero su bianco dall’arch. Biondi esistono altre strutture sportive prive del requisito fondamentale dell’agibilità. Fra l’altro, attualmente anche il “PalaIlario”, palazzetto del basket risulta interdetto. Oggi, invece, vorremmo portarvi a conoscenza che già nel 2001, durante la consiliatura dell’ex Sindaco Angelo Antonio Pascariello, le strutture non erano a norma e lo facciamo pubblicando la lettera che il papà di un atleta scrisse, di proprio pugno,: “….Nell’aprile di quest’anno (2001, ndr.), il mio primogenito che svolgeva attività agonistica presso la società sportiva Basket Cedri subisce un infortunio; per la mia famiglia inizia il calvario. Alle ore 19.00 circa di quella sera sono raggiunto telefonicamente da mia moglie che mi avverte di recarmi subito nell’ Ospedale di Caserta perché nostro figlio era ricoverato; raggiunto il plesso ospedaliero, trovo un responsabile della società sportiva che mi comunica che mio figlio aveva subito un infortunio alquanto serio. In accordo con mia moglie decidiamo di trasferire il bambino in altra azienda ospedaliera meglio attrezzata in ortopedia. Ci salutiamo col responsabile della società sportiva dopo averlo informato delle ns. intenzioni; passano oltre cinque giorni prima di essere contattato dal presidente della società in questione, cioè solo dopo che egli ha ricevuto una raccomandata nella quale comunicavo l’infortunio di mio figlio. Ad oggi non siamo stati più contattati da nessuno, neanche da una fantomatica Società Assicuratrice che percepisce £. 124.000 annue per assicurare circa 120 atleti (lo scrivente aveva più volte richiesto prima dell’infortunio di visionare gli atti assicurativi dei ragazzi subendo sempre risposte poco convincenti). Io vorrei sapere che fine fanno i soldi delle rate che noi genitori paghiamo per far fare sport a ns. ragazzi (io ho pagato nell’anno 2000/2001 £. 360.000 e come me gli altri, quindi chi legge si faccia i conti), se poi questi soldi non garantiscono niente, nemmeno una polizza di Primaria compagnia assicurativa… Io mi chiedo ancora cosa fanno i ns. amministratori comunali per verificare queste rampanti società sportive che illudono i cittadini, chi deve controllare i loro bilanci e le loro credenziali, come sono assegnati in gestione gli immobili sportivi, chi deve mantenere i costi della manutenzione di tali immobili, ancora perché nell’immobile in questione non funzionano ad oggi gli spogliatoi, perché sulla gradinata vi è ancora una vetrata di ferro e in vetro, perché forse ancora oggi l’immobile non è stato collaudato e quindi non è per legge agibile; e allora mi chiedo come genitore come mai una società sportiva gestisce un immobile che per legge deve essere chiuso. Chiudo chiedendo a quanti genitori che come me vogliono far fare sport ai propri figli di non credere nella befana. Inoltre, mi sono sentito affermare che sull’infortunio di mio figlio volevo far solo soldi ed in virtù di ciò ho dichiarato che qualsiasi cifra mi sarà data per l’infortunio di mio figlio, essa sarà devoluta in beneficenza. Concludo informando i lettori che un giorno di questi ultimi un responsabile della società sportiva in questione mi ha chiesto di considerare l’infortunio mai avvenuto… Chiedo a voi di trarre le conclusioni. Francesco Feola….”.