Prostituzione, vanno chiusi i siti online che offrono sesso

Dopo l’intervento dei Carabinieri della Stazione di Casagiove, avvenuto lo scorso 23 ottobre 2017, i quali, nell’ambito di mirati servizi finalizzati al contrasto della prostituzione, hanno sottoposto a sequestro diverse abitazioni nei comuni di San Nicola la Strada, Casapulla e Caserta adibite a case d’appuntamento, all’interno delle quali si prostituivano donne e transessuali, generando un forte allarme sociale tra i residenti, e che hanno condotto all’applicazione della misura di cautelare nei confronti di Zuppa Antonietta, Romano Luigi e Guardato Vincenzo, individuati quali promotori ed organizzatori di un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione nella provincia di Caserta, una domanda sorge spontanea: “Perché sinora l’Autorità Giudiziaria non ha provveduto a far chiudere i siti online che, senza neppure una sia pur minima parvenza di “vergogna”, pubblicano annunci “espliciti” anche oltre il “normale senso del pudore” e con fotografie di “nudi femminili e di transessuali” che mettono in mostra la “loro sporca mercanzia”? Se si fosse trattato di un qualche sito in cui venivano pubblicate foto di terroristi o si inneggiava all’ISIS, oppure inneggiavano a Benito Mussolini e/o siti inneggianti all’antisemitismo, questi siti sarebbero stati immediatamente chiusi. Sono convinto che sarò schernito e additato come il più becero “bacchettone”, ma pensate al danno che ciò può fare nei giovanissimi. È pur vero che l’industria del sesso a pagamento è un’enorme macchina da soldi. Secondo alcune statistiche di alcuni giornali anch’essi online, questo mercato, secondo gli esperti, ha un giro d’affari di almeno un paio di miliardi di euro l’anno. Tanto che, come sostengono sempre più addetti ai lavori, forse è il caso di imitare quanto avviene nella avanzata Olanda, e tassare il mestiere più antico del mondo. Forse non basterebbe per azzerare il debito pubblico, ma un bel contributo allo stato di salute della finanza pubblica ci sarebbe senz’altro. Sempre secondo la stampa, In Italia, consultando dieci tra i più seguiti siti Internet del settore, risultano all’incirca 43.000 le professioniste del sesso a pagamento.

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