Uno stadio fascista

Durante la scorsa settimana, ha sollevato indignazione la foto in cui era raffigurata Anne Frank con la divisa della Roma. Partendo dal presupposto che la tifoseria laziale (e in generale quella romana) sia legata ad ambienti di estrema destra, è ben più preoccupante l’allargarsi di un fenomeno sempre più evidente e inquietante. Il calcio è, nel bene e nel male, lo sport più popolare del nostro Paese e di tutto il continente europeo. Il calcio è quindi più di una semplice vetrina di sport, dato che l’audience è sempre più globale e variegato: basti solo pensare al ruolo importantissimo che il Barcellona ricopre nella lotta indipendentista catalana.  L’immagine del nostro calcio è un’immagine più che negativa: al di là del valore meramente tecnico delle nostre squadre, ciò che risulta purtroppo evidente nei nostri stadi (obsoleti rispetto alla media continentale) è un marcato razzismo. Nel 2017 l’Italia è un Paese razzista e legato, almeno in campo calcistico, ad ambienti di estrema destra. E’ importante dire che esistono altre realtà europee di questo tipo, come nel caso delle tifoserie serbe;  ma è inquietante e inaccettabile che un Paese come il nostro, che ha ripudiato i valori del fascismo nella Costituzione e che ha recentemente accettato una legge contro l’apologia del fascismo (settembre 2017), si ritrovi ancora a discutere di fascismo e di razzismo. Alla vicenda dei tifosi laziali, la Lega Calcio ha promosso iniziative su tutti i campi di Serie A. Ma la domanda che ci si pone è se queste iniziative siano utili, dato che in uno stadio è sempre più facile introdurre oggetti e vessilli richiamanti il Ventennio e, cosa ancora più grave, è sempre più facile intonare cori del regime. Generalmente la Lega Calcio interviene chiudendo settori degli stadi; ma tale misura non è adeguata, perché colpisce anche i semplici spettatori che vanno (giustamente) allo stadio per tifare la propria squadra del cuore. L’unica risoluzione del problema è individuare e mandar via queste minoranze dagli stadi, favorendo uno spettacolo sicuro e adeguato. E questo sarebbe molto più facile se esistesse un sistema di schedatura di tifosi su modello britannico. Ma soprattutto è necessario promuovere un’educazione dei cittadini stessi: risulta impensabile credere in valori come quelli del fascismo nel 2017. Significa non avere voglia di crescere e di migliorare il proprio pensiero. Fino a quel momento saremo un Paese troppo obsoleto per essere moderno. Quella di Anne Frank è una provocazione, ma è importante non sorvolare e affrontare il problema. Perché il passo per la violenza generalizzata è minimo.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post