Il porto di Parthenope

Com’è ben noto, Napoli fu fondata da coloni greci provenienti dalla vicina Cuma, attorno alla metà del VII secolo a.C. Il primo nucleo della città (che fu denominata “Parthenope” in onore della Sirena che avrebbe abitato le acque del golfo) si trovava tra l’isolotto di Megaride (dove oggi sorge il Castel dell’Ovo) e il Monte Echia (la collina di Pizzofalcone, denominata anche Montedidio). I pescatori del Borgo Marinari hanno da sempre segnalato la presenza, al largo del castello, di murature in tufo sotto il livello del mare, visibili anche a occhio nudo in condizioni atmosferiche ideali. Già nel 1991 tre geologi cecoslovacchi avevano raccolto le testimonianze della gente del posto, ma non si era dato inizio a ricerche nella zona. A distanza di più di vent’anni, una squadra di archeologi subacquei napoletani, coordinata dall’università IULM di Milano, ha iniziato le ricerche, confermando le testimonianze dei pescatori. L’indagine ha evidenziato la presenza di quello che potrebbe essere a tutti gli effetti il primo porto di Parthenope, posto al largo del Castel dell’Ovo, a circa quattro metri di profondità.  La datazione di questa cresta di tufo subacquea sarebbe da collocare intorno al VII secolo a.C., periodo di fondazione dell’antica polis partenopea. La scoperta, oltre ad avere un’importante valenza storica e archeologica, potrebbe favorire un sostanziale aumento del turismo in quell’area, magari seguendo il modello tracciato dagli scavi archeologici sommersi di Baia e della Gaiola, con l’impiego di barche con fondo trasparente.

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