Fanatismo e populismo: frutti di una società marcia

Nel suo “Dizionario Filosofico” del 1764, l’illuminista francese Voltaire afferma “Il fanatismo sta alla superstizione come il delirio alla febbre, come le furie alla collera. Chi ha delle estasi, delle visioni, chi scambia i sogni per la realtà, e le immaginazioni per profezie, è un entusiasta; chi sostiene la propria follia con l’omicidio è un fanatico … Una volta che il fanatismo ha incancrenito il cervello, la malattia è quasi incurabile.” Il filosofo francese riferisce le sue considerazioni soprattutto all’Europa del XVII secolo, tormentata da numerose e sanguinarie guerre di religione, che portarono spesso a cruente manifestazioni di puro fanatismo all’interno della religione cristiana (come nel caso della strage di San Bartolomeo del 1572, in cui i cattolici francesi sterminarono gli ugonotti). Il fanatismo non è religione, ma una sua preoccupante deviazione, che genera solo violenza ingiustificata e fratricida. Venerdì scorso, alcuni militanti appartenenti al Daesh, il sedicente Stato Islamico, hanno compiuto un terribile attentato in una moschea del Sinai, in Egitto, in cui hanno perso la vita trecentocinque persone, tra cui ventisette bambini. Negli ultimi anni alcuni leader occidentali hanno fondato sul populismo, sulla  paura e sulla speculazione di eventi terroristici le proprie campagne elettorali, scatenando la più immotivata e superficiale xenofobia e, nello specifico, islamofobia. L’attentato in Egitto, insieme a tutti gli attacchi terroristici che hanno colpito il Medio Oriente islamico negli ultimi anni (basti solo ricordare l’attacco al Bardo di Tunisi nel marzo 2015, in cui perirono ventiquattro persone), dimostrano l’infondatezza e l’assurdità di sedicenti teorie islamofobe. L’Islam, come qualsiasi religione, presenta i suoi fanatismi, che colpiscono e scatenano violenza ovunque e comunque. A questo vanno certamente ad aggiungersi politiche di integrazione sbagliate e tese alla ghettizzazione degli stranieri, favorendo anche una loro radicalizzazione religiosa e antioccidentale. Indubbiamente però la follia è una questione individuale, cercata e perseguita da individui pressoché instabili e pronti a tutto pur di generare violenza e odio, perché non inclini al dialogo. Il fanatismo pone fine al populismo perché tutti, cristiani, musulmani, ebrei, atei, tutti sono colpiti da una violenza generalizzata e assoluta, che distrugge e piega qualsiasi populismo da campagna elettorale. Il populismo genera inevitabilmente divisione; e dalla divisione nasce la violenza. Serve compattezza e urge la fine di questa triste e malsana speculazione politica che alimenta le destre più reazionarie.

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