La vivibilità di Napoli
Nel dizionario Treccani la parola “vivibile” significa “rispondenza alle normali esigenze di vita, di salute e di serenità”. Come ogni anno, il quotidiano “Il Sole 24 ore” ha stilato una classifica sulla qualità della vita nei centosette capoluoghi di provincia italiani, considerando nella valutazione l’economia, il lavoro, l’ambiente, i servizi offerti, l’integrazione, la sicurezza, la cultura, il tempo libero e la demografia. La classifica vede al vertice il comune veneto di Belluno, seguito dalle altre province alpine italiane. Le grandi città risultano inevitabilmente in calo, data comunque la difficoltà di governare in luoghi così contraddittori e vasti sotto ogni punto di vista. Napoli occupa stabilmente la 105esima posizione da almeno due anni. Partiamo da un presupposto: certamente questa graduatoria non definisce appieno le dinamiche sociali, culturali ed economiche di una città. Per quanto riguarda Napoli, è sufficiente pensare ai grandi passi che negli ultimi anni ha compiuto la città partenopea in ambito culturale (dove ormai da anni è presente un grande e continuo afflusso di turisti da tutto il mondo), sociale (resta una delle città più “aperte” d’Europa nell’integrazione degli immigrati) e, per certi versi, economico. Ma viene quasi da dire che i pregi si fermino qui: la città è allo sbando sotto ogni punto di vista. Il fronte più problematico è certamente quello delle infrastrutture e dei trasporti pubblici: nei quartieri della periferia e nella provincia c’è un’inquietante latitanza delle istituzioni, che favorisce il degrado e, conseguentemente, la camorra; il Comune ha poi chiuso negli ultimi mesi strutture che favorivano la ripresa del territorio per inspiegabili cavilli burocratici (come nel caso del Palastadera o del Polifunzionale di Soccavo). Sul fronte dei trasporti pubblici, la situazione è forse ancora più critica: l’ANM (Azienda Napoletana Mobilità) è vicina al fallimento e non garantisce un servizio adeguato alle esigenze dei cittadini; la metropolitana ha tempi di attesa sempre più elevati e gli autobus, che sono sempre di meno, offrono un servizio scarso (se non raro in alcune zone). Certamente “vivibile” non è un termine adeguato ad una metropoli come Napoli che si ritrova in una costante difficoltà. Il problema però non è solo politico. Le istituzioni hanno delle colpe evidenti (basti solo pensare all’organizzazione delle Universiadi nel 2019 che rischiano di saltare per assenza di fondi pubblici, misteriosamente scoparsi); ma a questo va ad aggiungersi una mancata volontà da parte dei cittadini di cambiare mentalità, di far crescere il proprio senso civico, di rispettare quella città che dicono di amare. Allora questo articolo diventa un messaggio per chi ama Napoli: perché amare non significa girare la faccia dall’altro lato per non vedere ciò che è brutto; amare significa vedere e capire la bruttezza, perché può essere modificata a fin di bene.