Commemorazione della battaglia che donò dignità all’Italia in guerra

La Campania di oggi, se ci pensiamo bene, non è tanto diversa da quella del 1943, ebbene si vivano i gravissimi problemi quotidiani nell’illusione anestetizzante del consumismo spinto. Se ci pensiamo bene la nostra regione è ancora quella terra che trasuda dolore, sofferenza, disumanità, morte. Certo, trasuda la disumanità della mancanza del lavoro, la sofferenza per le classifiche che, seppur realistiche, ci relegano ai confini delle tre ultime regioni europee, come trasuda il dolore per le malattie portate da alcuni suoi figli, ingrati e ignoranti, e la morte come conseguenza dei fuochi della vergogna o della vergogna che termina coi fuochi. La Campania di oggi sembra smarrita, come quella in guerra del ’43. È una figura pietosa, teatrale, stracciona, una donna che piange suo figlio, un padre che muore nella civile battaglia per il lavoro, un bimbo che non rivedrà più la madre strappatagli dalla funerea malattia, dicono, del secolo. Meno di un secolo, però, è passato da quella guerra mondiale, da quei bombardamenti, dalle stragi naziste, dai furti del nostro patrimonio culturale, dall’occupazione alleata che mise radici proprio a Caserta. Ma quella regione, 74 anni addietro, nonostante la fame, l’odore della morte, e il grido pietoso dei figli senza più casa, seppe ridare alla Madre Patria, il 7 e 8 dicembre ‘43, la dignità che le spettava, e lo fece proprio in quella provincia violentata da chi ne aveva annullato l’amministrazione, relegandola a mero territorio periferico della tanto distante Napoli. Fu Mignano Monte Lungo, terra anch’essa di confine, abbracciata al Lazio e al Molise, che consegnò alla storia le gesta di un manipolo di giovani soldati, comandati dal Generale Dapino, massacrati dai mitragliatori nazisti, etichettati come cobelligeranti dagli angloamericani, ma figli veri di quel ricostituito Regio Esercito che aveva pagato, insieme ai civili, le mancanze di vertici fuggiti prima dell’annuncio di quella resa incondizionata che molti ancora chiamano impropriamente. Furono quei ragazzi, poi lodati dagli stessi increduli americani, che conquistarono la quota 343 di Monte Lungo, che rivestirono con il tricolore quell’Italia resa nuda dalla guerra e dall’incapacità di chi oggi ritorna nei pensieri di poco informati nostalgici, laddove non siano sciacalli che giustificano i nostri orrori per speculazioni più attuali, più moderne. A Mignano Monte Lungo, il 7 e l’8 dicembre si commemora il 74° anniversario di quell’atto che, solo per aver ridato dignità ad un intero popolo, meriterebbe di portare la Provincia di Caserta al vertice delle classifiche. Nulla di più vero. Manca il lavoro, manca la salute, manca una proficua amministrazione. Mancano i condottieri, è vero, ma non mancano i condotti. Quelli, per grazia di Dio, già 74 anni fa ci ridiedero la Patria. Onore ai caduti.

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