Dall’Immacolata al “ritorno di Astrea”…
Un titolo che fa da richiamo a “il ritorno di Astrea” del poeta Vincenzo Monti, portando l’attenzione di chi legge sulle due figure che verranno di seguito analizzate nelle loro similitudini.
La figura della Vergine Immacolata e della dea Astrea hanno molti punti in comune, il primo punto è sicuramente il giorno della loro celebrazione, l’8 dicembre. Come più volte si è potuto comprovare, anche dai miei scritti, le iconografie cristiane derivano da quelle pagane. Sembra strano paragonare una dea della guerra ad una vergine immacolata, ma ci sono dei passi che se analizzati potrebbero confermarlo. Astrea è definita la vergine stellare della mitologia greca e la sua verginità può essere intesa come il possesso delle sue decantate virtù: la purezza, la giustizia e il disprezzo per l’iniquità.
La guerra di Astrea è da ricollegarsi alla vittoria delle virtù; è immacolato il suo senso di giustizia. Astrea risalì in cielo, splendendo e dando forma alla costellazione della Vergine, poiché disgustata dalla corruzione e dalla cattiveria umana.
«Vinta giace la bontà, e la vergine Astrea, ultima degli dei, lascia la Terra madida di sangue». (Publio Ovidio Nasone, Le metamorfosi, I, vv. 149-150)
L’imperatore Carlo V nell’Orlando furioso è descritto come colui che vuole riportare la dea della giustizia sulla Terra, attraverso i regni sotto il dominio della cristianità; in un certo senso questa dea fu riportata sulla Terra poiché nascosta nell’iconografia della Vergine immacolata. La Vergine lontana, per coloro che possiedono ancora simili virtù, è al contempo immanente.
La bontà, però, rimarrà vinta fin quando non ci si spoglierà di vesti che non fanno altro che intaccare ciò che è la vera giustizia. Il modello della vergine cristiana è del tutto spoglio di potere e propone privazione e rinnegazione dello stesso, in ogni sua forma, portando a credere che non si possa avere di più o che buono equivalga a essere vittima o perdente. Questa è una concezione per nulla immacolata e che profanata il vero significato di ciò che dovrebbe essere giusto credere.
Voce: *Wikipedia, l’enciclopedia libera.