Don Antonio Riboldi. Un altro Amico è nato in Cielo

"Meglio ammazzato che scappato dalla camorra". Sentii parlare di te quando con i tuoi ragazzi facesti la “marcia su Roma” mentre tu avevi sentito parlare di me quando la Rai trasmise il servizio che la prima carovana extra regionale a portare soccorsi nel Friuli era quella partita dalla lontana Bellona (CE). Volesti contattarmi e fare la mia conoscenza. Era nel mese di ottobre del 1976. Ci incontrammo nel bar della stazione ferroviaria di Napoli. Mi volesti conoscere perché, dicesti: “Io sono una persona che dal nord dell’Italia si è innamorata del sud e sta spendendo la sua vita tra i disagiati del sud, mentre tu, dal sud hai guidato la carovana che portava soccorsi al nord in un momento di particolare difficoltà”. Da quel giorno nacque un feeling interrotto solo ieri, quando sei stato chiamato a fare ritorno alla casa del Padre. Don Antonio, negli ultimi tempi conoscevo le tue precarie condizioni di salute ma ero convinto che saresti riuscito a superarare anche quest’ostacolo. Invece… devo accontentarmi di vedere scorrere nella mia mente il nastro dei ricordi e due sono “indelebili”. Il primo quando mi volesti presente alla tua venuta alla Siemens di Santa Maria C.V. “Ti ho fatto venire perché volevo intorno a me qualche amico sincero e chi più di te”. E poi, quando, nel mese di settembre del 1977 trovandomi nella disperazione perché preoccupato di non riuscire a risolvere il caso: “Salvata dalla mamma sfruttatrice”, riuscisti a darmi i giusti consigli per la soluzione del caso.
Natale è alle porte e quest’anno non ci scambiamo gli auguri! Il 16 gennaio prossimo non potrò inviarti quel messaggio che tanto ti piaceva: “Don Antonio, ti auguro ricevere auguri da tutti quelli che vorresti si ricordassero di te, io, pur non essendo tra costoro, l’ho fatto! Buon compleanno”. Ricordo la tua risposta, sempre la stessa: “Tu lo sei, tu lo sei”. Don Antonio, ricordo la tua trasmissione radiofonica “Ascolta si fa sera” nella quale riuscivi sempre a trovare le parole giuste per dare conforto e speranza a chi soffre. Mi redarguivi ogni volta che ti dicevo: “sono Franco Falco” e tu: “hai un nome tanto bello e lo storpi. Ti chiami Francesco, hai capito Francesco e non Franco”! Ebbene, ti prometto che da questo istante sarò solo Francesco e mai più Franco.
Ho appreso dalla stampa la tua decisione di trascorrere il riposo Eterno in quel di Acerra. Spesso verrò a portare un fiore e recitare tante preghiere perché convinto di avere un’altra protezione dal Cielo.
Ciao Don Antonio, eri, sei e resterai per sempre nel mio cuore. Ti abbraccio Francesco Falco

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