Nel 2016 i sannicolesi hanno speso per le slot 11,10 mln di euro

Quanto l’Italia sia invasa dalle slot machine e quale sia la spesa a testa degli italiani è oggetto delle analisi di un serio lavoro d’inchiesta portato avanti dai quotidiani Gedi e del Visual Lab in collaborazione con Dataninja. Incrociando i dati di popolazione (Istat), reddito (Mef) e raccolta gioco (Aams) è stato creato un database interrogabile in grado di mostrare dove e quanto si gioca in oltre 7mila comuni italiani. Questo progetto è stato anche presentato alla Camera dei Deputati alla presenza del sottosegretario del ministero dell’Economia, Pier Paolo Baretta, e insieme a Raffaele Mastrolonardo di Dataninja, Marianna Bruschi del Visual Lab, Annalisa D’Aprile dell’Agl di Martina Martelloni. La Campania è risultata essere sestultima nell’apposita graduatoria delle Regioni in base alle giocate pro-capite. Gratta e vinci, lotterie, superenalotto, scommesse sportive, lotto, macchinette, gioco online, ippica, bingo: nel 2016 gli italiani hanno speso 95 miliardi di euro nel gioco, più di 49 miliardi di euro sono stati giocati su Awp e Vlt (acronimi rispettivamente di Amusement with Prizes e Video Lottery Terminal, più note come slot o new slot e video lottery). Secondo questo database, il comune di San Nicola la Strada ha una popolazione di 22.672 abitanti con un reddito pro-capite pari a 18.113 euro. Sul suo territorio, che è molto piccolo, solo 4,5 kmq., ci sono qualcosa come 155 macchinette di cui 144 Awp e 11 Vlt, con una percentuale media, quindi, di 6,8 apparecchi ogni 1.000 abitanti e, di queste, 6,4 Awp e 0,5 Vlt. Nel corso del 2016 le giocate complessive a San Nicola la Strada sono state pari a 11,10 mln di euro, di cui 6,3 mln euro per Awp e 4,8 mln di euro per Vlt. Il numero delle macchinette ha avuto un aumento nel 2016 di ben il 51,6%. Mentre nel 2015 mediamente le giocate sono state complessivamente pari a 465,6 euro, nel 2016 sono salite a 489,8 euro pro-capite. Sull’emergenza gioco d’azzardo in Città aveva già detto la sua nel 2012 don Oreste Farina che si era scagliato contro questo cancro che avvelena tutti. “I giochi, dalla febbre per il superenalotto al più semplice “gratta e vinci”, o al “Win for Live”, ed ultimamente ai giochi d’azzardo online” – aveva più volte denunciato don Oreste – “si rivelano sempre di più una nuova “droga” per gli italiani. È ora di dire basta e di pensare ai nostri fratelli più bisognosi”. Era questo il grido d’allarme che don Oreste Farina, parroco della Chiesa Santa Maria della Pietà alla Rotonda, ha più volte lanciato all’indirizzo dei suoi fedeli, considerato anche il particolare momento di grave crisi economica che tutto il Paese sta attraversando e che durerà ancora parecchio. Il prelato definì il gioco d’azzardo come un “veleno sociale”. “La dipendenza dal gioco” – aggiunse – “è distruttiva tanto quanto la tossicodipendenza e l’alcolismo, in termini di separazioni nelle famiglie e fallimenti finanziari. Alla gente viene continuamente proposta l’immagine della “bella vita” ottenuta grazie alla fortuna ed alle grandi vincite. Questo messaggio” diceva don Oreste – “viene promosso sulla stampa, alla radio, alla televisione, su Internet e sui cartelloni pubblicitari. Così facendo, ci dimentichiamo dei nostri fratelli più deboli, di quelli che avrebbero bisogno di un nostro aiuto concreto, invece, pensiamo a spendere centinaia di euro a settimana solamente per la droga da “Superenalotto”. Tutto ciò è immorale”. E se guardiamo bene i numeri di quest’indagine vediamo quanto questo cancro si è diffuso negli italiani. Il numero degli apparecchi attivi sul territorio nazionale è di oltre 400mila, così divisi: 354.905 slot e 54.262 vlt. Pari a più di due manovre finanziarie. La Lombardia è la regione che spende di più, seguita da Lazio e Veneto. L’Abruzzo è la regione con la maggiore densità di apparecchi. Le Awp possono essere installate in tutti gli esercizi commerciali individuati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e possono essere bar, edicole, tabacchi, sale bingo, agenzie di scommesse ippiche e sportive, stabilimenti balneari, alberghi, ricevitorie del lotto. Il costo minimo della giocata è 1 euro e le erogazioni delle vincite, fino a un massimo di 100 euro, devono essere solo in monete. Le video lotterie rappresentano una sorta di “evoluzione” delle slot da un punto di vista tecnologico. ll costo della partita varia da un minimo di 50 centesimi fino ad un massimo di 10 euro. Le Vlt accettano monete, banconote e ticket di gioco. È possibile vincere fino a 5mila euro e dove previsto si può vincere il jackpot nazionale (fino a 500mila euro) o un Jackpot locale (fino a 100mila euro). Le Vlt non erogano soldi, ma un ticket da riscuotere presso il gestore, fino a 2.999 euro, per cifre superiori entra in vigore la normativa antiriciclaggio e il pagamento al giocatore avviene tramite bonifico o assegno. Nel 2016 il 71,6 per cento delle vincite è tornato nelle tasche dei giocatori, che però continuano a giocare alimentando un circolo vizioso. Il resto degli incassi, pari a oltre il 28 per cento (28,3%) va allo Stato (17,5% contro il 13% del 2015), agli esercenti (6%), ai gestori (4,3%) e ai concessionari (0,5%). Nel 2016, il settore dei giochi ha garantito entrate erariali intorno ai 10,5 miliardi, di cui 5,8 miliardi dai soli apparecchi. Il presidente della Regione Piemonte ha deciso di spegnere tutte quelle slot (oltre il 90 per cento) che violano le disposizioni sulle distanze: mai a meno di 500 metri da luoghi cosiddetti sensibili come scuole, ospedali, impianti sportivi, luoghi di culto, banche, istituti di credito o stazioni ferroviarie.

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