In Siria perso un altro importantissimo sito archeologico

Nonostante possa sembrare un evento molto distante nel tempo, la Siria, dopo anni di guerra civile e migliaia di innocenti trucidati da bombe e scontri sul campo, appare una terra desolata come la Campania “bombardata” del 1943. Nella convulsa situazione etnica e politica siriana, questa tremenda crisi, iniziata nel lontano 2011, ha infatti disastrato uno dei territori più importanti al mondo dal punto di vista storico, artistico e culturale. Non solo la perdita, quindi, di oltre duecentomila civili, molti dei quali bambini indifesi massacrati dalle bombe come soldati in trincea, ma anche la distruzione di diversi siti notoriamente presenti, in passato, nei grossi flussi turistici mondiali, nelle ricerche accademiche e nelle pubblicazioni divulgative. Scrigno di una cultura antichissima, terra con oltre 6500 siti archeologici mappati, che spaziano dal neolitico al medioevo, nonché miscela di mondi diversi come quello della famosa città romana di Palmira, la cosiddetta Sposa nel deserto, è tornata ancora una volta alla ribalta per l’ennesima distruzione di un importante sito culturale. Nella complicatissimo groviglio politico e militare che sta interessando da anni il territorio mediorientale, questa volta sono stati i turchi, durante un raid nei pressi della città di Afrin, nel nord del Paese, a colpire, si suppone quale effetto collaterale non voluto, lo stupendo sito archeologico di Ayn Dara ed il suo tempio risalente, dagli ultimi studi, al XIV secolo avanti Cristo, in piena età del bronzo. Il sito in questione, noto soprattutto per i suoi “leoni scolpiti nella pietra”, testimonia la grandezza del popolo ittita ma è, spesso, ricordato anche per le teorie che lo accostano, da anni, al Tempio di Salomone citato proprio nella nostra Bibbia. Non solo leoni di basalto, però, ma anche vere e proprie opere d’arte scolpite nella pietra che, come ha comunicato alacremente l’ex direttore generale alle Antichità e ai Musei della Siria, Maamoun Abdelkarim, sono state oggetto di scellerati attacchi militari. Come a Pompei, il 27 agosto del 1943, quando fu massacrata inutilmente una delle aree archeologiche più importanti e famose al mondo, anche il fondamentale sito di Ayn Dara, quindi, ha subito una deturpazione senza senso che affossa l’intera cultura mondiale. "Tremila anni di civiltà distrutti in un attacco aereo", come lamentato, appunto, dall'archeologo siriano all’agenzia France Presse. La storia che si ripete, le esigenze politiche e militari che non riescono ad escludere dalle guerre i civili inermi e le testimonianze fondamentali della civiltà umana, una barbarie che nel 2018 appare sempre più ingiustificata ed ingiustificabile. Uno scempio che non colpisce un solo popolo, ma, come accadde in Europa durante le varie tragedie della Seconda guerra mondiale, o in Giappone con la tragedia dei due attacchi nucleari americani, ferisce e nega la vita in quanto tale, in quanto espressione di quell’unica razza umana che vive su uno straordinario pianeta senza riuscire a condividere le tante risorse a disposizione, né a coniugare le parole pace, solidarietà e convivenza civile. Quando finirà tutto questo scempio?

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