“Le maschere napoletane – Campania viva – Tradizioni popolari e Folklore”
(Matilde Maisto) – Nel programmare l’incontro di Febbraio abbiamo considerato che esso è il mese della Candelora, del Carnevale e della Festa di San Valentino. Il suo nome viene dal verbo latino “Februare” che significa purificare, correggere gli errori ed infatti nell’antica Roma era questo il periodo dei rituali di purificazione in onore del dio etrusco Februus e della dea romana Febris. Il mese era chiamato Februarius. E’anche il mese più corto dell’anno ed abbiamo pensato, dice la Maisto, coordinatrice del gruppo di Letteratitudini, di rendergli omaggio, sperando che non sia troppo rigido e che non crei troppi problemi.
Comunque ci è sembrato il mese migliore per affrontare il seguente tema: “Le Maschere napoletane – Campania viva – Tradizioni popolari e Folklore”. Un tema allegro e spensierato che bene si adatta alle festività in corso.
L’appuntamento è previsto per giovedì 22 Febbraio 2018, ore 19,30. e, sarà un piacere ricordare che Napoli è un Paese ricco di tradizioni, usanze, costumi, maschere e personaggi. Questi ultimi sono veri e propri simboli della città e sono rappresentati sia nei presepi natalizi che nella festa di Carnevale. Come è ben noto le principali maschere sono: Pulcinella, Tartaglia e Felice Sciosciammocca.
Pulcinella è una maschera nata a Napoli durante la seconda metà del Cinquecento, quando ci fu l’avvento della Commedia dell’Arte e fu inventata dall’attore Silvio Fiorillo. Pulcinella indossa un camicione bianco con larghi pantaloni sempre bianchi con un cinturone nero in vita, scarpette nere, un cappuccio bianco in testa e una maschera al viso che lascia scoperta solo la bocca un naso ricurvo, rughe sulla fronte e un’espressione inquietante. Questo personaggio ama vivere usando la sua astuzia, infatti si adegua ad ogni situazione che l’occasione richiede.
Un’altra maschera importante, come già abbiamo accennato prima, è Tartaglia, grasso, goffo e balbuziente, nato verso la metà del Seicento. Interpreta diversi ruoli: a volte è giudice, avvocato, notaio e farmacista; altre volte è un semplice domestico che si prende cura delle altre maschere della Commedia dell’Arte. Amante delle donne di cui se ne innamora facilmente. Ha un grande difetto: quello della pronuncia, infatti tutte le volte che prova a parlare inizia a balbettare; inoltre è miope e dunque porta un enorme paio di occhiali ed è anche sordo. Tartaglia indossa una camicia verde a strisce gialle, pantaloni con gli stessi colori della camicia, scarpe marroni a punta e indossa anche un maestoso mantello verde con i bordi gialli,una maschera nera e un cappello.
Ultima delle più importanti maschere napoletane è Felice Sciosciammocca che fu inventato da Eduardo Scarpetta. La parola sciosciammocca nel dialetto napoletano significa “stare con la bocca aperta” infatti questo personaggio è un credulone. Questa maschera nasce a fine Ottocento e indossa un cilindro in testa, un abito a quadretti,un papillon, scarpe lucide e cammina con un bastone da passeggio. Sciosciammocca ha affiancato Pulcinella nelle varie disavventure che li hanno visti protagonisti, infatti egli verrà chiamato l’antagonista di Pulcinella. Questo personaggio rappresenta la classe media borghese di Napoli, infatti ha un temperamento più moderato e una gestualità più controllata rispetto a Pulcinella. E’ stato interpretato da non solo Eduardo Scarpetta e Antonio Petito, ma anche da Antonio de Curtis, detto Totò, che ha voluto portare questo personaggio sul grande schermo; il personaggio partenopeo è stato protagonista nei film “Miseria e nobiltà” e “Un turco napoletano”.
Appuntamento a giovedì 22 p.v., quindi, e buon Carnevale a tutti!