Ordinaria violenza di Fortunato Calvino
L’autore e regista partenopeo porta in scena, nello spazio dei Quartieri Spagnoli, la prima parte di una trilogia dedicata interamente al tema della violenza sulle donne
E’ di debolezza e di amori impossibili che si narra in Ordinaria violenza di Fortunato Calvino, prima parte di una trilogia dedicata al tema della violenza sulle donne, che debutterà, in prima assoluta, giovedì 1 marzo 2018 alle ore 20.30 (repliche fino a domenica 4) al Teatro La giostra/Speranzella81 di Napoli.
Presentato in collaborazione con L’Associazione “Donne a testa alta”, l’allestimento vede protagonisti in scena Roberta Serrano, Luigi Credendino, Laura Borrelli e Antonio Clemente, che muoveranno con i costumi e fra le scene di Renato Lori e Gilda Cerullo, e le luci di Renato Esposito.
In Ordinaria violenza, il teatro di Fortunato Calvino, si fa, ancora una volta, specchio di una società contemporanea malata, abitata da figure femminili accecate da amori impossibili, pronte a proteggere fino alla fine i loro carnefici, sorde dinanzi ai suggerimenti dei familiari, che, vanamente, tentano di salvarle dal loro inutile quanto abominevole martirio quotidiano.
Un teatro che mira, come fine ultimo, alla consapevolezza critica dello spettatore nel suo essere anello indispensabile di una comunicazione fra scena e società. Una visione nella quale non sembra essere contemplata la Napoli borghese, ma principalmente quella della passione, della miseria, umana e culturale.
“E’ un testo – sono parole di Fortunato Calvino – sulla donna violentata e umiliata, su quella violenza più che mai presente nella nostra tecnologica società dei consumi, sulla rabbia che quotidianamente l’uomo riversa sulla propria compagna vissuta come la “discarica” di tutte le sue frustrazioni, su l’uomo che massacra di botte la donna, che la sottomette a sé fisicamente e psicologicamente. Questa storia la dedico a tutte le donne vittime della cieca violenza dell’uomo”.
Siamo negli anni 50, Anna cerca di assolvere il brutale comportamento del marito, incolpando l’orrore e la disperazione della guerra, foriera di traumi irreversibili.
In realtà l’uomo è preda di una gelosia che gli attanaglia la mente, spingendolo a gesti estremi. La donna diventa, per quest’ultimo, causa dei suoi fallimenti e, come tale, oggetto di continue aggressioni fisiche e psicologiche.
Un legame che durerà fino alla fine naturale prima di lui poi di lei, in cui testimone è il figlio, all’inizio ragazzo poi adulto, che racconta i momenti della sua vita vissuta con i suoi genitori.
Il suo racconto inserisce i tasselli mancanti che completano il quadro di questa famiglia, come un grande, tetro e oscuro affresco di un’epoca.