“Io Dalì”: al Pan l’altra vita dell’artista di Figueras
Apertasi il 1 marzo scorso e in programma sino al prossimo 10 giugno, con sede al Palazzo delle Arti di Napoli in via dei Mille, la mostra intitolata “Io Dalì” sta affascinando i numerosi visitatori attraverso l’immaginario del poliedrico genio catalano.
Dipinti, fotografie, disegni, filmati, riviste passano in rassegna per la prima volta in Italia aspetti meno noti della vita del grande maestro conosciuto per la sua singolare personalità.
“Il fatto che neppure io, mentre dipingo, capisca il significato dei miei quadri, non vuol dire ch’essi non ne abbiamo alcuno: anzi, il loro significato è così profondo, complesso, coerente, involontario da sfuggire alla semplice analisi dell’intuizione logica”. Tali parole riportate ne “La vie secrète de Salvador Dalì” permettono di comprendere a pieno la peculiarità dell’artista dettata dall’imponente presenza, come in Picasso, della quarta dimensione le cui prerogative sono ancor più complesse da identificare in quanto le figure riportate da Dalì si presentano volubili, malleabili, creando giochi intriganti per l’occhio umano.
Nato nel 1904 la vita dell’artista fu un turbinio di delirio e genialità accostabile per caratteristiche ad una pietanza croccante ed al tempo stesso piccante. L’infanzia come anche gli anni successivi della sua vita furono segnati da un grave lutto: la morte del fratello primogenito a soli 7 anni. Scriverà facendone riferimento: “nascendo ho messo i piedi sui passi di un morto adorato, che si continuò ad amare attraverso di me”, e forse ancor di più”. Intorno al 1920 Dalì realizzò i primi autoritratti uno dei quali presenti alla mostra è “Autoritratto con collo di Raffaello del 1921 dove è evidente il riferimento al grande genio rinascimentale. Nella tela Dalì tende a rivisitare l’elemento del bello rendendolo confutabile: dall’oggettiva magnificenza fa sì che si passi ad un concetto di fascino relativo. Un talento prodigioso, quello del grande Salvador, un personaggio capace di rendere opera d’arte anche se stesso e ogni suo gesto con performance e apparizioni su giornali, riviste e Tv per oltre sessant’anni. Un’attività che lo ha voluto imprevedibile, eccentrico, inquietante, “ambivalente”, come tutta la sua produzione surrealista che mostra in modo onirico e fantastico i diversi aspetti della realtà. La materializzazione dei sogni, la scelta di soggetti assurdi e insoliti, la frantumazione delle immagini, la luce senza tempo delle atmosfere non nascondono una maestria formidabile e una dotta ironia che in maniera contradditoria e dissacrante ne fanno uno dei più geniali interpreti del XX secolo.