Gli affreschi della Basilica romanica di Sant’Angelo in Formis

Gli affreschi della Basilica benedettina di Sant’Angelo in Formis, presso Capua, costituiscono la più alta testimonianza pittorica campana degli ultimi tre decenni del secolo XI; ed uno dei cicli pittorici più grandiosi, meglio conservati e più significativi e unitari di tutta l’arte romanica. Costruita per volere dell’abate Desderio tra il 1072 e il 1086, seguendo il modello della grande Abazia Cassinese, essa sorge lungo il declivio occidentale del monte Tifata. Con una pianta a tre navate concluse da absidi semicircolari; L’accesso avviene attraverso un esonartece con cinque archi a sesto acuto. Nel timpano dell’unico grande portale si conserva un affresco raffigurante San Michele Arcangelo. La composizione rimanda ad un maestro bizantino di cultura aulica, la cui mano è riconosciuta anche nella perfetta frontalità della figura e dalla decorazione a motivi geometrici dell’abito. L’interno è un tripudio di colori.  Il ciclo pittorico, espressamente voluto, e forse anche ideato, dall’abate Desiderio presenta un ambizioso programma incentrato sulla concordanza tra Vecchio e Nuovo Testamento, ispirato ai modelli paleocristiani delle basiliche romane in particolare degli affreschi della basilica di San Pietro in Vaticano, che sicuramente fu il modello di tutte le decorazioni successive di questo genere.
Esso presenta lungo la navata maggiore scene del Nuovo Testamento su due registri, tranne per la Crocifissione e l’Ascensione, che li occupano entrambi. Nei pennacchi delle arcate i Profeti (a sinistra: la Sibilla Persica o Eritrea; Davide, Salomone, Crocifisso (perduto), Osea, Sofonia, Daniele, Amos e un altro profeta perduto; a destra: Isaia, Ezechiele, Geremia, Michea, Balaam, Malachia, Zaccaria, Mosè, Abdia). Le navate minori recano storie dell'Antico Testamento: rimangono quattordici scene, tratte dai libri della Genesi e dell'Esodo e, infine, la storia di Gedeone, tratta dal libro dei Giudici. Al di sotto, medaglioni con i ritratti degli abati di Montecassino Nell’abside maggiore vi è la raffigurazione di Cristo in trono tra i quattro simboli degli Evangelisti, sotto i quali si trovano gli arcangeli (Michele, Gabriele e Raffaele) e alle estremità Desiderio e san Benedetto; mentre nell’abside minore è rappresentata la Vergine tra due Angeli.
Importantissima, è la scena della Maiestas Domini: Cristo in trono circondato dal Tetramorfo (simboli dei quattro evangelisti) e sormontato dalla colomba dello spirito Santo. L’affresco si allontana in parte dal rigido schematismo della tradizione bizantina: sono presenti i primi caratteri di una scuola regionale, sensibile agli influssi della pittura romana e della miniatura occidentale.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post