George Orwell ed il “controllo globale”: il romanzo è diventato realtà
Quando il grande scrittore inglese Eric Arthur Blair, più conosciuto come George Orwell, iniziò la scrittura della sua famosa opera “1984”, dopo una guerra che aveva cambiato definitivamente gli equilibri del mondo, forse non credeva veramente a quella orribile previsione contenuta nel suo celebre romanzo. È da qualche tempo che si ragiona in termini istituzionali, oltre che di sicurezza e di privacy, circa l’eccessiva invasività della tecnologia moderna e della grande quantità di dati che, spesso inconsciamente, cediamo alla rete senza sapere realmente cosa possa accadere. Di tanto in tanto, poi, si verificano grandi scandali legati a questi aspetti della nostra vita quotidiana come accaduto, pochi giorni fa, con il caso Facebook e Cambridge Analytica. In questo grande caos virtuale l’unica vera parte debole è proprio l’utente, colui il quale sfrutta la rete per divertimento, per informarsi in maniera più rapida e multidisciplinare o che va a caccia dell’affare commerciale attraverso le potenti piattaforme di vendita come Amazon, Ebay o le nuove gettonatissime piazze virtuali cinesi. Per usare tutte le potenzialità offerte da internet siamo, oggi più che mai, incastrati in un sistema di pagamenti e cessione dei nostri dati personali, anche per lo spostamento di numerose attività amministrative statali sulla rete, che riesce a profilarci continuamente. Cosa significa? Significa che la rete è diventata ciò che immaginava Orwell, un grande cervello che sa tutto di noi attraverso le immagini che postiamo, i commenti che facciamo, gli oggetti che acquistiamo, le pratiche che richiediamo, le bollette che paghiamo on line, i siti di informazione che consultiamo e tanto altro. La profilazione, quindi, è sostanzialmente l’essere schedati dalla rete in base ai nostri comportamenti per trasformarci in oggetti da condividere con chi vuole controllarci politicamente, vedi appunto il datagate Facebook e l’elezione di Trump, o indirizzarci verso prodotti e servizi che spesso nemmeno ci servono. Ma tutto ciò, direte, lo abbiamo già sentito dire, tanto che Orwell per molti è noto grazie agli articoli giornalistici più che per aver letto realmente quella sua grandiosa opera, ma, purtroppo, oggi si aggiunge un ulteriore grave tassello a quel reale “big brother” che si avvicina sempre più alla descrizione dello scrittore inglese. Dal 2020 in Cina, sebbene possa sembrare incredibile, i cittadini verranno classificati in base alle proprie attività e potenzialità sulla rete con un sistema chiamato SOCIAL CREDIT SYSTEM, un fantascientifico controllo della popolazione basato sulla propria posizione creditizia, relazionale e sociale on line alla quale sarà attribuito un vero e proprio punteggio e, quindi, una reale posizione in elenchi di affidabilità del cittadino. Tra l’altro, proprio come ben descritto dal mondo distopico e fantascientifico del romanzo “1984”, il governo cinese giustifica questo grande sistema di controllo globale delle persone con la più classica delle scuse: migliorare la vita dei cittadini. In realtà, purtroppo, ci avviciniamo sempre più ad una dittatura dall’aspetto legale che vuole, nemmeno troppo velatamente, costringere i cittadini, in questo caso cinesi, a seguire i diktat del potere politico che ha appena decretato, è bene ricordarlo, la presidenza di Xi Jinping fino alla morte! Un bel balzo verso il passato usando i futuristici mezzi tecnologici del terzo millennio. Addirittura, come prevede questo piano che andrà a regime tra appena due anni, se il cittadino non avrà una buona posizione nella classifica sarà limitato o fortemente penalizzato nei reali aspetti della vita personale e lavorativa. Non è ancora chiaro come funzionerà il sistema di bonus e svantaggi legati alle liste di affidabilità, fatto sta che si vocifera di limitazioni nell’accesso alla rete, ad esempio con una minore velocità di connessione, come pure di penalizzazioni in termini di servizi statali, trasporti, salute e, quasi certamente, di valutazione professionale. Il rischio ancor più subdolo, che pare si sia già concretizzato durante questa prima fase sperimentale, è quello di un vero e proprio mercato nero “dei crediti sociali”, con ovvie storture del sistema sia in termini di libertà d’espressione, soprattutto politica, sia in termini di lotta di classe con cittadini agiati in grado di falsare enormemente la propria posizione in classifica pagando quelli che oggi potremmo definire dei “like” alla propria vita reale e virtuale. Un grande fratello incredibilmente invasivo che condizionerà pesantemente la vita dei cittadini cinesi e che, come accaduto già in ambito commerciale e industriale, rischia di contagiare piuttosto velocemente anche il mondo occidentale proprio mentre tenta di difendersi dall’invasività e dalle storture del “sistema internet”. Oggi più che mai, come nazione e come sistema europeo, siamo chiamati ad una grande battaglia per evitare che si possa introdurre una vera e propria dittatura globale, ciò che potremmo definire come un ritorno ancor più subdolo delle tremende ideologie che ci portarono in guerra poco meno di 80 anni fa.