Il Decamerone delle donne

Quando un testo tradizionale come il Decamerone di Giovanni Boccaccio incontra la felice penna teatrale di Stefano Massini, uno degli autori più eclettici e prolifici del panorama nazionale, e la regia elegante e colta di Gabriele Russo un unico giudizio è possibile: siamo in presenza di uno straordinario spettacolo, che cattura l’attenzione per tutta la sua durata, che coinvolge lo spettatore, come raramente riesce a fare il teatro dei giorni nostri.
Lo spettacolo, in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al prossimo 6 maggio, è il frutto di una nuova produzione nata dalla interessante collaborazione tra la Fondazione Teatro di San Carlo e la Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini. Entrambi i teatri hanno investito molte energie in questa produzione e lo spettacolo in scena in questi giorni ne è la prova più tangibile.
Particolarmente emozionante la rappresentazione di venerdì 13 aprile, alla quale hanno partecipato anche il Sovrintendente del Teatro di San Carlo, Rosanna Purchia, e il Direttore Relazioni Istituzionali e Marketing del Teatro di San Carlo, Emmanuela Spedaliere, presenze che confermano la grande attenzione dedicata dal Massimo napoletano a questa bella produzione e, in generale, alla collaborazione con il Teatro Bellini. Presente in sala, attento spettatore fino alla fine dello spettacolo, anche il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.
L’ultimo Decamerone è uno spettacolo che vede protagoniste sul palco Angela De Matteo, Maria Laila Fernandez, Crescenza Guarnieri, Antonella Romano, Paola Sambo, Camilla Semino Favro, Chiara Stoppa, sette attrici di indubbia bravura che si alternano nel raccontare storie, vere o inventate, proprio come il genio di Boccaccio fa fare ai protagonisti della sua opera più celebre. Nelle due ore di spettacolo frequenti sono le piacevoli incursioni coreografiche appositamente ideate e curate da Edmondo Tucci, che vedono protagonista il Corpo di ballo del San Carlo. Originali anche le musiche composte da Nello Mallardo e arrangiate da Ivano Leva.
Particolarmente significative le parole del regista, Gabriele Russo, che anche in questo caso riesce a rispettare un bel testo per trarne uno spettacolo emozionante: «con Massini, fin dal nostro primo incontro siamo stati subito d'accordo nel non proporre una lettura in chiave filologica dell'opera, che oggi sarebbe risultata anacronistica o già vista e rivista, piuttosto ci siamo interrogati sul perché all'epoca Boccaccio scrisse il Decameron e quali ragioni di allora possano essere ancora oggi valide. Perché qualcuno dovrebbe chiudersi in un casolare di campagna e mettersi a raccontare favole? Da cosa fugge? All'epoca, dalla peste. E oggi? Vedremo».
Dal punto di vista progettuale è la prima volta in Italia che una Fondazione Lirica e un Teatro di Prosa condividano un impegno produttivo di tale entità, unico anche nella sua concezione: «questa è un'occasione – prosegue Gabriele Russo – nata dalla nostra ormai persistente voglia di mettere insieme, sparigliare le carte, creare collaborazioni, ampliare gli orizzonti; una voglia che consideriamo la chiave di volta per creare qualcosa di nuovo, di bello. Abbiamo trovato nella direzione del Teatro di San Carlo disponibilità, apertura e curiosità, e, insieme, ci siamo augurati di dischiudere, con questo esperimento, nuovi scenari e nuove possibilità; di inaugurare, insomma, un nuovo meccanismo che potrebbe essere terreno fertile per l'intero sistema, e, soprattutto, che può diventare un'occasione per il pubblico di vedere in scena spettacoli importanti, che senza la volontà di collaborazione e il coraggio di innovare, sarebbero impossibili da realizzare».
L’augurio è che la collaborazione possa proseguire e svilupparsi secondo le linee tracciate con il Decamerone. Ne ha bisogno Napoli e la cultura napoletana, alla quale questo Decamerone in qualche modo rende anche omaggio.

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