Perché amiamo Papa Giovanni Paolo II
La prima domanda che papa Giovanni Paolo II pose al suo Segretario, Monsignor Stanislaw Dziwisz, dopo essersi risvegliato al termine dell'intervento chirurgico, a cui era stato sottoposto per l'asportazione del proiettile che lo aveva colpito nell'attentato in Piazza San Pietro, fu quella di conoscere l'esito del referendum, teso all'abrogazione della Legge 194. Monsignor Stanislaw Dziwisz, gli rispose che solo il 32% aveva votato per l'abrogazione della Legge. Giovanni Paolo II° gli espresse il proprio pensiero facendogli notare che il quesito referendario era stato posto in modo tale da dare adito all'opposta interpretazione per molti cattolici, che si erano recati alle urne. Ma come era solito, non si scoraggiò e disse: " Il 32% è una buona base per ricominciare". Mons. Dziwisz riferì ai vertici del Movimento per la Vita Italiano questa affermazione, per scuotere i volontari , facendo si che nascessero nelle Diocesi i servizi di accoglienza alla vita, i Centri di Aiuto alla Vita e le Case di accoglienza per ragazze madri.
Amiamo papa Woitila anche per questo: perché è il papa della vita e della famiglia, il papa dell’Evangelium Vitae (1995) e della Familiaris Consortio (1892). Due lettere encicliche che dovrebbero essere lette a scuole, ai nostri giovani, durante l’ora di Religione Cattolica e non solo. Perché papa Voityla è stato un papa illuminato e profetico quando scrisse “ oggi ci troviamo in mezzo ad un scontro drammatico tra la cultura della morte e la cultura della vita: tutti siamo coinvolti con l’inesorabile responsabilità di scegliere incondizionatamente a favore della vita”. Tutti i papi sono stati a favore per la vita, da Paolo VI con la sua preziosa enciclica Humanae Vitae (1968) a Giovanni Paolo I (1978), a Papa Francesco che nella nuova esortazione apostolica “Gaudete ed exsultate” ha scritto chiaramente:”La difesa dell’innocente che non è nato, deve essere chiara, ferma e appassionata, perché li è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra”, ma papa Wotyla è stato un difensore appassionato della vita, senza compromessi. Ricordo quando il 5 maggio 1988, dopo il varo della legge 194, convocò in udienza in Vaticano ottomila aderenti al Movimento per la Vita, e lanciò un pesante attacco contro la legge assassina:” Tre milioni e mezzo di nascituri – disse – sono stati assassinati grazie alla legge italiana sull' aborto. (Oggi i morti sono diventati 7 milioni). Il suo obiettivo era quello di ottenere una revisione della legge sull' interruzione di gravidanza. "Nessuna autorità umana, neppure lo Stato – disse – può giustificare moralmente l' uccisione dell'innocente. Tale tragica trasformazione di un delitto in diritto è indice di preoccupante decadenza di una civiltà". "In Italia – disse con la voce ormai stanca, ma ferma – negli ultimi vent' anni ben tre milioni e mezzo di bambini sono stati soppressi con il favore della legge, oltre a quelli eliminati in modo clandestino". Poi fece proiettare su un maxischermo l' ecografia di un feto di sette settimane per far vedere la vita che pulsa, il cuore che batte. “Le leggi abortiste, disse. non solo non hanno sconfitto l' aborto clandestino, ma al contrario hanno contribuito al crescere della denatalità in Italia. La legislazione abortista, è una sconfitta e un' umiliazione per la donna e la sua stessa dignità". Pertanto invitava tutti i cattolici alla disobbedienza civile, e la Chiesa ad una' azione educativa capillare, ad un impegno politico diretto "per il riconoscimento pieno della dignità e dei diritti del nascituro e per la revisione di leggi, che ne rendono legittima la soppressione".
“Difendere la vita umana, dirà Papa Benedetto XVI, 10 anni dopo, il 12 maggio 2008, in occasione dei 30 anni della 194, è diventato oggi più difficile perchè si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore. L'aborto lascia segni profondi e indelebili nella donna, favorendo una mentalità materialistica di disprezzo della vita. Da quando infatti in Italia è stato legalizzato l'aborto ne è derivato un minor rispetto per la persona umana, valore che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede professata".
Per questo dicevo, ci piace papa Woitila . E per questo ci piace poter contribuire all’esposizione delle sue reliquie nella chiesa madre di Sparanise ( e non è la prima volta che lo facciamo): perché papa Giovanni Paolo II è stato un grande papa che ha cambiato la storia ispirando la perestrojka di Gorbaciov, ed ha aiutato la chiesa a crescere nel silenzio, senza creare al suo interno rumori e divisioni.
Qualche anno fa, Antonio Baldassarre, Presidente della Corte Costituzionale, ragionando in termini di diritto, lanciò un duro colpo contro la legge 194 sull' interruzione di gravidanza. "Non si può contestare che il diritto alla vita nasce nel momento del concepimento, disse a Radio Vaticana – perché la vita non è soltanto quella di relazioni". Questa affermazione scardina l' impianto stesso della legge 194 e pone una questione di costituzionalità sulla stessa. Baldassarre è stato chiaro. "Il diritto alla vita – ha detto – coincide con il momento dell' individualità, che non significa separazione dalla madre ma avere già un qualche cosa di autonomo anche all' interno del ventre materno. Il riconoscimento dell' individualità di ciò che si forma nel ventre materno, dovrebbe portare ad un ripensamento perché nel diritto costituzionale un bene, la vita del nascituro, può essere soppresso soltanto se c' è un bene di uguale valore, nel caso specifico la vita della madre". Nelle parole di Baldassarre si delinea lucidamente la fisionomia di una legge, che toglie alla donna il diritto di decidere e lo affida al medico, unico abilitato a giudicare se la vita della madre sia in pericolo. Il presidente della Corte costituzionale con lo stesso ragionamento ha affrontato la questione dell' aborto nei primi tre mesi di gravidanza, quando il feto non avrebbe i diritti di una persona. "Questa convinzione – ha spiegato – non è più sostenibile, ammesso che lo fosse stato". Baldassarre esprime opinioni di diritto che spiegano come la scelta dell’aborto sia stata una scelta politica che in un diverso clima politico, potrebbe cambiare. La legge 194 infatti, fu varata sul finire degli anni Settanta, quando era al massimo la spinta dell' emancipazione femminile e la rivendicazione all' autodecisione in quello che è il momento più drammatico nella vita di una donna. Che oggi il clima politico sia diverso è indubitabile. Ad esso si aggiunge anche l' appello alla disobbedienza civile, contenuto nell' enciclica di papa Wojtyla.