Scuola e famiglie sull’orlo di una crisi di nervi
Quando la mia generazione, quella degli anni ’70, della mezza età o semplicisticamente degli “adulti”, pensa alla scuola, dalle elementari fino alle impegnative superiori, ricorda ancora nostalgicamente un magico periodo durante il quale, subito dopo i genitori, il “verbo” della verità assoluta era ciò che usciva dalla bocca dei rappresentanti dell’Istituzione scolastica. Guai a ricevere una ramanzina da una maestra o, peggio, da un professore delle medie o delle superiori. I nostri genitori si armavano, quando andava bene, di simpatici epiteti e pesanti scappellotti, non accettando nemmeno lontanamente una nostra se pur plausibile giustificazione. Se parlava la Scuola, quella con la s maiuscola, la colpa era sempre nostra e non c’era ragione che tenesse banco. Eravamo condannati a prescindere. Questo era, e dovrebbe essere, il giusto ruolo di una delle più importanti istituzioni di un Paese democratico e civile, un collante sociale, una sorta di prima barriera legale alle derive che, purtroppo, sono fisiologiche in ogni sistema basato su diritti e doveri. Oggi, però, la situazione è cambiata, in peggio ovviamente, tra episodi di bullismo giovanile, violenze ingiustificabili sui bambini degli asili nido da parte di maestre impazzite, nonché violenza privata, mista a voyeurismo social, da parte di bulli delle superiori verso i vessati professori dell’ultimo grado scolastico. Pare che il mondo istituzionale della scuola non riesca più ad essere ascoltato da quello sociale della famiglia, con genitori che ritengono sempre, non si sa perché, che i propri figli siano necessariamente santi, con quoziente intellettivo superiore a tutti gli altri colleghi di avventura, nonché assolutamente meritevoli di poco studio, tanto svago, vestiti firmati, uscite del sabato sera come trentenni con vita indipendente e chi più ne ha più ne metta. Certo, conosciamo tutti la crisi del sistema famiglia, una degradazione lenta e inesorabile dei valori di convivenza civile dovuti, se permettete, all’abdicazione totale del fondamentale ruolo di guida verso i più giovani, un ruolo che molti genitori con la Sindrome di Peter Pan non vogliono assolutamente più assumere nei confronti dei figli. E così, mentre un’Italia al contrario non protegge una collaboratrice scolastica che ha permesso, a Roma, l’arresto di una maestra che picchiava e insultava bimbi piccoli all’asilo, facendogli perdere il posto di lavoro proprio per il suo coraggio nel tutelare i “nostri figli indifesi”, assistiamo ad un vero assalto verbale e fisico ad un professore in quel di Lucca. Un vero e proprio festival dell’assurdo che va avanti da qualche anno. Ogni volta, però, quale gravissimo indice del crollo delle istituzioni, i giudizi sono ribaltati. Le maestre che picchiano i bambini diventano persone stressate, malate o da compatire e, dopo anni di processi all’italiana, lunghi e ricchi di cavilli, i colpevoli se la cavano con una corposa parcella al proprio avvocato e nulla più. I ragazzi alzano le mani sui professori? Bene, sono minorenni e, quasi sempre, anche le punizioni in ambito formativo, come la sospensione o la perdita dell’anno scolastico, sono improvvisamente dimenticate. I ragazzi, poverini, sono vittime della società dell’immagine, dei social, del consumismo, dei telefilm, dei videogiochi o, magari, del capitalismo. Insomma la classica scusa all’italiana: è sempre colpa di chi ha subito! Un po’ come le violenze sessuali nei confronti delle donne. Pure con i jeans è colpa loro, perché tanto se il violentatore è riuscito a fare sesso, la vittima deve per forza averlo aiutato a togliersi i vestiti, no ? Una fiera delle assurdità che nel nostro Paese sta oramai diffondendo l’ingiustizia e la perdita di credibilità dello Stato, che poi significa non credere più nella convivenza civile, praticamente un vero e proprio cancro che galoppa per portare a morte certa il paziente. In questi giorni, quindi, sono davvero spaventato per il futuro dei nostri figli, un futuro che non riesco assolutamente più a decifrare, con nubi sempre più minacciose all’orizzonte. Nuvole dipinte di nero a causa di leggi che ribaltano la realtà, di alcuni professori che spingono i giovani verso le vecchie esperienze totalitarie, come pure a causa di ragazzini viziati che non si accontentano più del bullismo all’interno della comitiva ma oramai osano “violentare”, sapendosi impuniti e protetti da genitori ugualmente fuori controllo, i rappresentanti dello Stato e della convivenza democratica. Come già sentito in questi giorni, un vero e proprio corto circuito non solo morale e sociale ma, mefiticamente, istituzionale. Ai miei tempi avremmo preso ceffoni da tutte le parti: a casa, dai professori, dalle istituzioni, dai preti. Oggi sembra essere di moda la violenza al contrario. Maniere docili e comprensive con i delinquenti, e violenza becera e completa verso i buoni. Questa oramai è una vera e propria emergenza. È emergenza della politica, violenta nel linguaggio e addirittura nei fatti, come è emergenza morale dei cittadini che, senza più alcuna vergogna, sono pienamente inseriti in un contesto di classismo, consumismo e voglia di surclassare gli altri a colpi di volgarità di comportamenti verbali e fisici. Siamo vicini al punto di non ritorno. Non è più tempo di buonismo. Non ha funzionato. Torniamo a fare i genitori e lo Stato torni a farsi sentire! Ah già dimenticavo, siamo nel periodo dei politici creati grazie ai vaffa o che fino a ieri hanno pregato il Vesuvio di sterminare i napoletani e oggi si fanno vedere a Ischia. Eh si, la vedo proprio nera!