Arrestato Ascione Francesco per spaccio di sostanze stupefacenti
Recensione del libro: ”Io piangio a Brescia”
Daisy Raisi
Innumerevoli sono i libri dedicati alla piaga della prostituzione, ma quello di Sandro Biffi, basato su una storia vera, veicola un messaggio di umanità estrema che non può che arrivare dritto al cuore. Il personaggio di Alexandra, prostituta nigeriana avviata al mestiere con l’inganno, è tenerissimo. Il suo candore, la sua bellezza interiore sono veramente rari e colpiscono come un pugno allo stomaco stridendo con le condizioni di vita alle quali la ragazza è costretta.
Prendendoci per mano, con estrema delicatezza, Sandro Biffi ci conduce all’interno di un mondo caratterizzato da violenze, soprusi, spietatezza, disumanità, dove le ragazze sono ridotte a merce di scambio, private della loro dignità e libertà, minacciate ricattate, percosse, terrorizzate. Stuprate nel corpo e nell’anima. Eppure fra di loro, in questa totale assenza di luce, sono possibili sentimenti di amicizia, di lealtà e, in questo deserto di speranza, l’amore può sbocciare abbattendo pregiudizi, paure, andando oltre le apparenze sfidando immensi pericoli.
Così Alberto, protagonista maschile, pur vestendo i semplici panni di un uomo qualunque, è capace di una resistenza, di una sopportazione e di una costanza impareggiabili, per difendere il suo amore e certe sue reazioni umane non fanno che renderlo più credibile.
Il lettore segue le vicende di Alexandra con il cuore in gola, preoccupandosi per lei come se si trattasse di una sorella, di una figlia.
Il libro non narra solo una commovente storia d’amore nata in condizioni disperate, fra un giovane uomo e una vittima del mercato della prostituzione, ma è anche e soprattutto un’opera di denuncia nei confronti della giustizia italiana che di fatto non fa nulla per cambiare la condizione di queste ragazze, giunte nel nostro Paese con l’illusione di un posto di lavoro dignitoso e di una vita migliore.
All’autore sono tanti i pregi che vanno riconosciuti: una prosa fluida dallo stile accattivante, un italiano perfetto, la capacità di conferire un volto e soprattutto un’anima ai suoi personaggi, la sensibilità che pervade tutta la narrazione, il ritmo narrativo vivace. Non è facile affrontare certi argomenti con tocco lieve. Eppure Sandro Biffi riesce a farlo, senza diventare mai eccessivo planando sopra le brutture e al contempo descrivendo con veridicità e forza questo squallido fenomeno che spezza e miete giovani vite.
“Io piangio a Brescia -Auschwitz”, edito da “La vita felice”, ha anche una pagina facebook dedicata: https://www.facebook.com/Io-piangio-a-Brescia-Auschwitz-148624955798165/
Giunti all’ultima riga di questo libro, dispiace doversi congedare dai protagonisti, Alberto e Alexandra. Lo si fa con una punta di malinconia e tanta tenerezza, come si saluterebbero dei cari amici che non si rivedranno più.
Elogio del "Mais Viola", straordinario contro l'ipertensione e per prevenire il cancro
Il Mais morado (viola) un vero regalo della creazione, é essenzialmente una pianta subtropicale, si coltiva nelle bassi valli delle Ande. Li viene chiamato “Kculli” (voce quechua) e si sta usando come alimento, da mille di anni. Fino ad ora, questi cereali erano stati propagandati come cibi con nutrienti superiori alla media per la nostra salute costituiti da 85% di grano e 15% di corona. Questa forma o varietá del mais é stata usata dalla gente delle Ande per dare colore ad alimenti e bibite, qualcosa che il mondo industrializzato solo recentemente sta sfruttando. Attualmente, nella stessa maniera che gli antichi peruviani, si prepara anche una bibita a partire della pannocchia intera e la chiamano chicha morada. Con questo mais si prepara anche un dolce abastanza popolare chiamato mazamorra morada. Contiene anche una sostanza chiamata antocianina che gli conferisce il colore viola, essendo presente principalmente nella corona. Di recente, un team di scienziati della Scuola di Medicina dell’Universitá di Nagoya, in Giappone, ha dimostrato in uno studio che il pigmento porpora presente nello Zea mays L. ‘Kculli’ é capace di modificare lo sviluppo del cancro del colon in topi F344/DuCrj maschi trattati inizialmente con 1,2-dimetilidrazina (DMH). Nel loro studio sugli animali, il gruppo analizzato ha ricevuto cibo mischiato con 2-amino-1-metil-6-fenilimidazo [4,5-b] piridina (PHIP), una sostanza cancerogena naturale presente nelle parti carbonizzate della carne e nel pesce alla griglia. Dopo di una inizziazione con DMH, uno di questi gruppi in ossevazione ha ricevuto anche il 5% del pigmento di Zea mays L. ‘Kculli’ in conbinazione con 0.02% di PhIP fino alla settimana 36. Le incidenze e moltiplicitá di colonrettali e carcinomi in topi avviati con DMH sono state chiaramente incrementate per il PhIP. In contrapposizione, l’amministrazione del colorante Zea mays L. ‘kculli’ ha soppresso lo sviluppo di lesioni. Come c’era da aspettarsi, si sono ridotti tanto i segni precoci del cancro colonrettale come il nuero di tumori benigni e maligni che si sono formati nel colon dei topi che hanno ricevuto il pigmento porpora nella loro dieta, e non si sono visti effetti contrari (cambi nei segnali clinici, peso corporale e consumo di alimento). Nel gruppo che ha ricevuto la sostanza cancerogena, l'85% sviluppó il cancro del colon, comparato con solo il 40% che ha ricevuto anche il pigmento."Il colore del Mais viola, può essere un agente chemioterapico promettente, dal momento che le antocianine ha una grande antiossidante naturale per contrastare gli effetti dannosi dei radicali liberi, lo stress ossidativo e la carcinogenesi (formazione di cellule tumorali), dando un effetto protettivo contro il cancro o nella prevenzione", ha evidenziato l'autore dello studio. Altre proprietà, secondo lo scienziato, anche gli antociani nel mais viola sono in grado ritardare il processo di invecchiamento, di stabilizzare e proteggere le vene e le arterie della azione dei radicali liberi, promuovere la buona circolazione sanguigna e ridurre i livelli di colesterolo, dando un potere antinfiammatorio naturale. Inoltre, recenti test sperimentali tanto in animali come in umani, hanno dimostrato che l’incremento nel consumo di polifenoli puó diminuire la pressione sanguínea in persone ipertense, ridurre la tendenza del sangue a coagularsi ed elevare la capacitá antiossidante totale del sangue. Considerando che la materia porpora presente in Zea mays L. ‘Kculli’ é ricca in polifenoli, l’ingestione regolare di questa pianta potrebbe essere utile alle persone che soffrono di ipertensione. Infine, il consumo di alimenti con antociani come il mais viola, potrebbe migliorare l'acuità visiva ". Questi effetti, suggeriscono che le antocianine offrono proprietá antiossidanti interessanti, e potrebbero perció rappresentare una promettente categoria di composti utili nel trattamento di patologie dove la produzione di radicali liberi gioca un ruolo principale. Se ne dovrebbe incoraggiare il consumo di questo ottimo cibo con molteplici benefici per la salute, consumandolo nelle bevande analcoliche, nei dolci, ecc…
Ennesima prova di malasanità
Collaboratore Giuseppe De Carlo da Pastorano (CE)
Ai giorni nostri non esiste un vero modo di poter dire che se vai in Ospedale per emergenza, al di là se sia di un codice rosso, verde e bianco, trovi il personale infermieristico adeguato in grado di poter rassicurare le cure adeguate. Ancora oggi sembra vivere nella nazione dei balocchi in quanto la nostra salute sembra essere un business solo per pochi quanto si verificano situazioni assurde e incredibili con molte persone ad aspettare in sala attesa per ore senza nessuna rassicurazione. La risposta ricevuta è quella che non vi è abbastanza personale medico, in molti casi solo un medico, tanto che le persone non solo aspettano in sala attesa ma anche dopo nel reparto specifico curante. Tutto ciò sembra veramente anormale ancora nel 2018 soprattutto se parliamo di pronto soccorso pediatrico che sembra avere dei punti localizzati in tutta la Campania, che oramai sembrano essere inefficaci per gestire la pediatria. Si vorrebbe sapere perché la nostra sanità sia scesa così nettamente in basso senza garantire l'articolo 32 della Costituzione italiana “ La Repubblica italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Questa ennesima prova di malasanità si è verificata al Presidio Ospedaliero di Aversa in questi giorni. Forse veramente siamo arrivati come paese al colosso su tutti i fronti facendo veramente arrivare i nostri cittadini all'esasperazione.
Camminare velocemente aiuta a vivere sano
Camminare velocemente riduce il rischio di ospedalizzazione nei pazienti con problemi cardiaci, secondo una ricerca presentata oggi a EuroPrevent 2018, un congresso della Società Europea di Cardiologia, e pubblicata sull'European Journal of Preventive Cardiology. Lo studio durato tre anni è stato condotto su 1.078 pazienti ipertesi, di cui l'85% era affetto anche da malattie coronariche e il 15% aveva anche una malattia valvolare. Ai pazienti è stato quindi chiesto di camminare per 1 km su un tapis roulant con un'intensità moderata. I pazienti sono stati classificati come lenti (2,6 km / ora), intermedi (3,9 km / ora) e veloci (5,1 km / ora medi). Un totale di 359 pazienti erano camminatori lenti, 362 erano intermedi e 357 erano camminatori veloci. I ricercatori hanno registrato il numero di ospedalizzazioni per tutte le cause e la durata del ricovero nei successivi tre anni. I partecipanti sono stati segnalati dal Registro Sanitario Regionale della Regione Emilia-Romagna, che raccoglie dati sul ricovero per tutte le cause. L'autrice dello studio, dottoressa Carlotta Merlo, ricercatrice presso l'Università di Ferrara, ha dichiarato: "Non abbiamo escluso cause di morte perché la velocità del cammino ha conseguenze significative per la pubblica salute. E' un precursore della disabilità, della malattia e della perdita di autonomia".Durante il triennio, 182 dei "lenti" (51%) hanno avuto almeno un ricovero in ospedale, rispetto a 160 (44%) dei camminatori intermedi e 110 (31%) dei camminatori veloci. I gruppi a movimento lento, intermedio e veloce hanno trascorso rispettivamente un totale di 4.186, 2.240 e 990 giorni in ospedale nel corso del triennio. La durata media della degenza ospedaliera per ciascun paziente era rispettivamente di 23, 14 e 9 giorni per i camminatori lenti, intermedi e veloci. Ogni km / orario di aumento della velocità di deambulazione ha comportato una riduzione del 19% della probabilità di essere ospedalizzati durante il triennio. Rispetto ai pedoni lenti, i camminatori veloci avevano una probabilità di ospedalizzazione inferiore del 37% in tre anni. La dottoressa Merlo ha affermato: "Più è veloce la velocità di camminata, minore è il rischio di ospedalizzazione e più breve è la durata della degenza ospedaliera, poiché la ridotta velocità di marcia è un indicatore di mobilità limitata, che è stata collegata alla diminuzione dell'attività fisica. Ed ha proseguito: "Camminare è il tipo di esercizio più popolare negli adulti: è gratuito, non richiede un addestramento speciale e può essere svolto praticamente ovunque. Pur brevi, ma regolari, le passeggiate hanno notevoli benefici per la salute. Il nostro studio dimostra che i benefici sono ancora più grandi quando aumenta il ritmo del camminare".
Elezioni Rsu. Risultati in doppia cifra per la Ugl Scuola
Storica vittoria della Ugl in Campania, che alla tornata elettorale per il rinnovo della Rsu nel comparto scuola raccoglie due clamorosi successi nella città di Napoli, all'82°Circolo Salvo D'acquisto nel quartiere di Miano ed all'istituto comprensivo Carafa-Salvemini. In entrambi i casi il il sindacato di Traversa Nuova Marina è risultato il più votato, sbaragliando la concorrenza delle altre organizzazioni dei lavoratori date per favorite alla vigilia. "Il risultato conseguito oggi" ha spiegato la segretaria regionale Eliana Troise della Ugl Scuola "è frutto di un lavoro certosino svolto in sinergia col neo segretario regionale Gaetano Panico. La Ugl "ha argomentato Troise "ha vinto perché i suoi candidati si sono distinti per la capacità di saper interpretare il disagio in realtà particolarmente difficili".
Gli italiani di Crimea una tragedia dimenticata
Si terrà questa sera alle ore 21.00, ed è organizzata dal circolo culturale “Il Nostro Circolo” del sindaco emerito di Montesilvano, dottor Lillo Cordoma, in Corso Umberto I n. 348 a Montesilvano (PE), con il patrocinio dei Comitati delle Due Sicilie, la Fondazione Francesco II di Borbone e l’associazione Brigantesse d’Abruzzo.
La piccola migrazione di qualità verso la Crimea, prima del 1861, fu sollecitata dagli emissari zaristi alla famiglia Borbone, poiché il Regno delle Due Sicilie rappresentava per essi il meglio nell’agricoltura, nell’artigianato e nella pesca: infatti, agricoltori, pescatori e artigiani di qualità vennero invitati in Crimea allo scopo d’insegnare ai sudditi dello Zar l’arte della pesca, della navigazione, l’agricoltura e la manifattura ed il Regno delle Due Sicilie decise di aprire il consolato di Kerc per coadiuvarli in loco.
La grande migrazione verso la Crimea, dopo il 1861, fu causata dall’impoverimento dei territori del Regno delle Due Sicilie, dovuto all’invasione piemontese, caratterizzata dal trasferimento di migliaia e migliaia di famiglie, provenienti soprattutto dalla Puglia, dalla Campania, dall’Abruzzo e dalla Calabria, che si concentravano soprattutto nelle città costiere come Kerc: tra di esse non vi erano solo agricoltori, artigiani e pescatori, ma anche musicisti, avvocati, architetti, medici e scrittori.
Sorse, così, una grande e prospera comunità nella penisola del Mar Nero, la cui bellezza è facilmente desumibile da un detto russo che riassume il meglio del mondo così: “Crim e Rim”, Crimea e Roma (… e poi puoi pure morire).
La comunità crebbe, generò una solida economia, si fece apprezzare e suscitò anche invidia.
La rivoluzione bolscevica segnò l’inizio della fine, con la fuga precipitosa di migliaia di persone verso la penisola italiana e l’espropriazione dei loro beni: addirittura sino al 1920, anno in cui la Crimea cadde interamente nelle mani dei bolscevichi, il Generale Wrangel a capo dell’Armata Bianca di Crimea aveva organizzato la fuga di 150.000 profughi, passando per Costantinopoli.
La collettivizzazione forzata degli anni 20 costrinse quelli che vollero rimanere a consegnare tutti i loro beni al Kolchoz denominato “Sacco e Vanzetti”, soffrendo finanche la fame.
La Comunità rimasta fu pesantemente colpita anche dalle Purghe staliniane, iniziate nel 1935, attraverso fucilazioni e deportazioni.
Nel 1942, la stessa fu interamente deportata nei Gulag del Kazakistan (soprattutto in quello di Karaganda che superava la superficie di 40.000 chilometri quadrati): in pochi si salvarono dalla deportazione; nella sola Kerc, su circa 2.000 deportati, vi fecero ritorno in soli circa 200.
Quelle famiglie avevano conservato, fossilizzato, perché “lingua” di una minoranza etnica, il loro dialetto, che nella patria d’origine evolveva con i tempi, diventando altro.
Ci fu chi la studiò (un dotto prelato ne trasse un vocabolario e una ricerca di grande spessore: “Della lingua dei pugliesi di Crimea”).
Ma quei nostri emigrati furono comunque dimenticati; al punto che, mentre tutte le altre minoranze etniche di Crimea martirizzate da Stalin erano state riconosciute come vittime della repressione, grazie al lavoro diplomatico dei loro Paesi di partenza, l’unica esclusa era quella italiana, a riprova di quanta attenzione prestino i nostri governi e le nostre rappresentanze diplomatiche (con poche, ma non decisive eccezioni) ai connazionali all’estero.
La vicenda di quella comunità è stata meritoriamente ricostruita da Stefano Mensurati e Giulia Giachetti Boico, presidente dell’associazione Cerkio con sede a Kerc.
Dalle loro ricerche sono nati due libri pubblicati sul genocidio dimenticato degli Italiani di Crimea dall’editore Settimo Sigillo e scritti a quattro mani con il Professor Giulio Vignoli dell’Università di Genova, la mostra ed il catalogo che oramai girano tutta la penisola grazie all’impegno anche dei discendenti italiani come il sottoscritto (per parte materna Zingarelli, emigrati da Bisceglie nella seconda metà dell’ottocento, prima ad Odessa, dove fu composta “ O sole mio”, e poi a Kerc, e ritornati all’epoca della rivoluzione bolscevica) e soprattutto della Onlus l’Uomo Libero e della Libreria Editrice Goriziana.
Infine, l’11 settembre 2015 il Presidente Russo Vladimir Putin ha incontrato i rappresentanti dell’associazione Cerkio in Crimea promettendo loro il riconoscimento, negato dall’Ucraina per oltre 20 anni, di minoranza deportata, avvenuto puntualmente con decreto del 12 settembre 2015.
Avv. Luigi Spina referente CDS Abruzzo
Prendono a calci e pugni i Carabinieri: arrestati
I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile del Reparto Territoriale di Aversa (CE), in San Marcellino (CE), hanno proceduto all’arresto dei cittadini nigeriani Owie John, cl. 1981, e Giewe Austine, cl. 1976, entrambi senza fissa dimora.
I militari dell’Arma, prontamente intervenuti nel tentativo di sedare la furibonda lite innescatasi tra i nigeriani, entrambi in evidente stato di ebbrezza, sono stati ripetutamente minacciati e colpiti con calci e pugni.
In tale circostanza, al fine di evitare la grave minaccia del coltello da cucina estratto da uno degli arrestati, i carabinieri, in piena aderenza alle procedure previste, hanno fatto uso dello spray al peperoncino, contenuto nel dispositivo di dissuasione in dotazione, riuscendo in tal modo ad immobilizzare in piena sicurezza i due esagitati.
Il coltello recuperato è stato sottoposto a sequestro.
I nigeriani sono stati trattenuti presso camere di sicurezza in attesa di essere giudicati con rito direttissimo.
I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Caserta, sulla s.p. 335, in Marcianise (CE), hanno proceduto all’arresto per trasporto e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, di Ascione Francesco, cl. 1991, residente a Caserta.
L’uomo, controllato dai militari dell’Arma sulla predetta arteria stradale, sulla quale transitava alla guida della propria autovettura, a seguito di perquisizione personale e veicolare è stato trovato in possesso di 30 panetti di hashish per un peso complessivo di circa 3 Kg.. Lo stupefacente era stato occultato in una busta sotto il sedile passeggero.
Quanto rinvenuto è stato sottoposto a sequestro.
Ascione Francesco è stato accompagnato agli arresti domiciliari in attesa di essere giudicato don rito direttissimo.