Le piante hanno il battito cardiaco
Molti alberi attraversano periodici cambiamenti di forma e posizione delle fronde che appaiono sincronizzati per tutte le parti della pianta, e che non dipendono dall'alternanza giorno-notte: l'hanno scoperto ricercatori ungheresi e danesi, che paragonano queste oscillazioni a intervalli regolari a una sorta di battito cardiaco vegetale, legato a un lento, ma costante, sistema di pompaggio attivo della linfa. Questi impercettibili movimenti sarebbero legati a cambiamenti periodici di pressione dell'acqua attraverso le radici e il fusto, gli alberi la risucchierebbero attivamente in fasi periodiche, della durata di alcune ore. Finora non si credeva che le piante potessero farlo, piuttosto, si pensava che l'evaporazione di liquidi dalle foglie innescasse una risalita passiva di nutrienti dal terreno. Lo studio dei scienziati si è svolto in due fasi. Nella prima, i due hanno sfruttato una forma di scansione laser solitamente utilizzata per monitorare l'altezza dei palazzi per osservare 22 specie di piante, e vedere se in una notte senza vento e senza luce artificiale cambiassero forma. In 7 specie sono state osservate oscillazioni dei rami verso l'alto o verso il basso di circa 1 cm, ogni 3 o 4 ore. Nelle magnolie i movimenti sono stati ancora più visibili: 1,5 cm a ogni "battito". Gli scienziati della Danimarca e dell’Ungheria hanno attribuito le cause di queste oscillazioni all'alimentazione attiva della pianta, che trae acqua dalle radici in impulsi che durano qualche ora e che, avvenendo tra una sezione della pianta e l'altra, richiederebbero un minor dispendio energetico rispetto a una singola risalita lungo l'intera altezza del fusto. Nel 2016, lo stesso gruppo di ricerca aveva dimostrato che di notte le piante "respirano", abbassando le fronde anche di 10 cm. Questi movimenti avvengono però su base circadiana: di giorno, i rami tornano in posizione normale. Il lento battito osservato è qualcosa di diverso, che non dipende dall'alternanza luce-buio. I meccanismi di pompaggio non sono ancora ben compresi: forse, dipendono dalla contrazione delle cellule dello xilema, cioè il tessuto all'interno del tronco adibito al trasporto della linfa.