Il Tondo di Paestum
Nello splendido scenario dell’antica Posidonia, poi Paestum con i Romani, campeggia un prodotto che da tempo immemorabile accompagna l’alimentazione delle popolazioni del Mezzogiorno italiano: il carciofo di Paestum. Iscritto al registro nazionale delle denominazioni e delle indicazioni geografiche protette (I.G.P.), è prodotto soprattutto nell’area concentrata nella Piana del Sele, dall’Ottocento sottoposta a numerose opere di bonifica che hanno dato un contributo fondamentale al processo di sviluppo che ha portato nel corso degli ultimi cento anni tale zona a diventare una delle più importanti per l’economia agraria della Regione Campania, e quindi a rivestire un peso non trascurabile nell’evoluzione dell’agricoltura meridionale. La pianura ed il suo clima tipicamente mediterraneo rappresentano l’habitat ideale di quest’ortaggio che può essere considerato a tutti gli effetti il “re dell’orto” conferendogli il carattere di precocità di maturazione. Appartenente al gruppo genetico dei carciofi di tipo “Romanesco”, nel tempo è andato differenziandosene assumendo caratteristiche peculiari, che gli hanno garantito il riconoscimento IGP. Il tipico carciofo di Paestum presenta capolini di forma tondeggiante, donde il nome di Tondo di Paestum, caratterizzati da compattezza ed assenza di spine nelle brattee. Essi sono, inoltre, di colore verde con sfumature violetto-rosacee e particolarmente teneri e carnosi. Ci sono buone probabilità di credere che le radici di questo ortaggio risalgono al tempo dei Borboni, il cui ufficio statistico già nel 1811 segnalava la presenza di carciofi nella zona di Evoli, l’attuale Eboli, e Capaccio. Le prime coltivazioni specializzate di carciofo sono state realizzate da agricoltori del Napoletano che impiantarono “carducci” di loro ecotipi proprio nelle zone adiacenti ai famosi Templi di Paestum. È, poi, con la riforma fondiaria degli inizi del 900 che si assiste ad una capillare diffusione del prodotto sul territorio.