Maria Grazia Schiavo è Violetta!
Traviata è una delle più belle opere di Giuseppe Verdi. Un libretto ricco di poesia (che Francesco Maria Piave scrisse partendo dal dramma di Alexandre Dumas La dame aux camélias) e una musica straordinaria rendono queste pagine un capolavoro della storia della musica di tutti i tempi. Per questo ogni ripresa dell’opera arricchisce lo spettatore, anche quello a cui la storia e la musica sono già note.
In questi giorni, Traviata è in scena al Teatro San Carlo di Napoli: una splendida produzione curata dalla direzione musicale di Jordi Bernacer e Maurizio Agostini (che condurrà ancora l’Orchestra del San Carlo nelle serate del 17, 19 e 20 giugno) per la regia di Lorenzo Amato.
Lo spettacolo da cui nasce questa recensione è quello del 10 giugno: sul palco una straordinaria Maria Grazia Schiavo nel difficile ruolo di Violetta. Napoletana di formazione, la Schiavo ha sin dai primi anni della sua carriera mostrato rare doti musicali e sono proprio queste doti ad averla portata a lavorare con alcuni tra i più grandi artisti del nostro tempo: basti pensare agli esordi, giovanissima, nella compagnia teatrale di Roberto De Simone. La vocalità di Maria Grazia Schiavo è indubbiamente adatta al ruolo di Violetta e non è un caso che, soprattutto nel secondo e nel terzo atto dell’opera, vengano fuori tutta la forza e la purezza che questo ruolo richiedono e che l’artista è in grado di dare al suo pubblico. Ad accompagnarla negli splendidi duetti che Verdi immagina per descrivere il travagliato amore tra i due protagonisti vi è Francesco Demuro, che ha già all’attivo varie riprese, anche internazionali, nell’altrettanto difficile ruolo di Alfredo.
L’atmosfera sul palco è magica e nessun eccesso – registico o di altro tipo – turba l’attenzione del pubblico. Tutto è costruito con grande equilibrio: un lento ma inesorabile scroscio di acqua – una pioggia costante, forse presagio della tragedia finale? – divide il palco in due aree, consentendo di animare l’azione scenica su due livelli, metafore della dicotomia tra vita interiore e vita esteriore di ogni essere umano.
Traviata è l’opera dell’amore e l’amore vince nonostante tutto: sofferente e generoso, come esso spesso è, ma pur sempre vittorioso e “altero”, come si recita nel primo atto dell’opera. Ed è per questo che è sempre un’emozione rivivere dal vivo la storia d’amore di Alfredo e Violetta.