Il Coisp replica a Gino Strada
“Se Gino Strada pensa di dimostrare rispetto per gli altri disprezzando senza ritegno i sacrifici di donne e uomini in divisa che da sempre spendono la vita al servizio del Paese, e che hanno versato e ancora versano il proprio sangue nobile di fedeli Servitori dello Stato, allora dovrebbe rivedere un pochino il proprio senso della coerenza. Con le sue parole cariche di violenza e di odio questo signore non fa che dimostrare quanto ancora pericolosamente attuale sia quella sottocultura sessantottina che identificava gli appartenenti alle Forze di Polizia come il nemico. Ricordiamo invece a Strada il rispetto che è dovuto a chi rischia la vita quotidianamente per difendere gli altri,
a chi si spende con enormi sacrifici per onorare il proprio dovere, a chi compie quel servizio che tanti opinionisti chiacchieroni non oserebbero mai svolgere”.
Domenico Pianese, Segretario Generale del Coisp, esprime così la replica del Sindacato Indipendente di Polizia alle parole di Gino Strada, fondatore di Emergency, che intervistato a Mezz’ora in più su Raitre, ha attaccato il Governo Conte e il Ministro Salvini affermando:
“Ho settant’anni anni e non pensavo più di vedere ministri razzisti e sbirri alla guida del mio Paese, gente che non ha nessuna considerazione per la vita degli altri esseri umani”, e annunciando poi: “Potrei anche andarmene da questo Paese”. Con le sue insulse parole di dileggio, aggiunge Pianese, Strada vuol combattere l’odio vomitando odio, e vergognosamente scaglia quella parola ‘sbirro’ sputando in faccia a migliaia di donne e uomini che onorano il Paese rappresentandone un vanto, nonché alle loro intere famiglie che pure ne condividono immani sacrifici. Ma, soprattutto in un momento così difficile e delicato, una cosa è certa: quel che all’Italia non serve, è qualcuno che sottovaluti e disprezzi la sua parte migliore. Stia pure tranquillo, dunque, il signor Strada, che se lascerà il nostro Paese non ne sentiremo assolutamente la mancanza. Solo, prima di andare, ricordi di chiedere scusa a tutti quelli che portano una divisa, ai loro genitori, fratelli e sorelle, ai loro mariti, mogli, compagni, ai loro figli”.