Una tradizione tutta da gustare: le “pallottole”

“Fin da tempi Langobardi così era denominato quel luogo per una chiesetta, che vi era. Per l’amenità, che vi si gode, col suo vasto orizzonte, fuvvi dapprima edificato un casino dal nostro Sovrano FERDINANDO IV, e vi murò puranche un’intera montagna di circuito palmi 53500 per uso della caccia di cinghiali, caprj ecc.”. La splendida cornice del Real sito di San Leucio, a cui il Giustiniani nel suo Dizionario Geografico-Ragionato del Regno di Napoli del 1804 presta una modesta attenzione, fa da sfondo ad un’iniziativa gastronomica, retaggio di un passato più o meno recente, che oramai da anni riscuote notevole successo per la presenza di un’ospite regale: la pallottola. Patate lesse, uova, formaggio grattugiato, basilico, sale e pepe gli ingredienti. Insomma, nient’altro che una crocchetta di patate che deve il suo nome al fatto che prende la forma di vere e proprie palle di cannone! La Sagra delle Pallottole trova i suoi natali nel 1805 quando, in occasione dell’inaugurazione della chiesa di Santa Maria delle Grazie, Re Nasone diede disposizione che nello spiazzale antistante venissero allestite a semicerchio bancarelle con prodotti di diverso genere, dall’abbigliamento al cibo, dall’oreficeria a cianfrusaglie varie, pronti per la vendita. Oltre a rappresentare un momento dalla valenza socializzante, la fiera ha oggi anche un’incidenza storica poiché mirante a rammentare il ritorno di Ferdinando IV di Borbone dall’esilio del periodo francese. In questa occasione le massaie leuciane ammanniscono gustosissime pallottole, più di 10.000 dicono, per coloro che, curiosi, accorrono perché vinti dal desiderio di assaporare questi bocconcini di piacere. E allora cuociono, pelano, schiacciano, amalgamano, tra il crack onomatopeico delle uova e il repentino sfrigolio dell’olio bollente in cui vengono calate per poterle poi gustare calde calde!

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