Il veggente Mosè profeta del cattolicesimo

Caserta – In quegli anni lontani del passato, quando in quelle terre d’oriente, le menti delle genti che lì vivevano, venivano invase da una dottrina onirica di previggenza, tanto da considerarsi profeti del futuro di quei popoli, e che poi, a lungo andare, quei fatti furono definiti dei poteri magici. In quel tempo l’autore con i doni spirituali delle sue visioni, si trovò lì, fuori al tempio dove si faceva tanto parlare di quel giovane che con tanta temerarietà si spacciava per profeta del destino del popolo a cui apparteneva, la Palestina. Un ignorantone che si esaltava quanto piu’ si vedeva seguito dalla gente che illusionava con le sue magie, un pastore schiavo liberato dal suo padrone che aveva minacciato con i suoi poteri magici, cosi’ come tanti altri suoi simili. Gli stessi poteri magici che eseguiva anche sugli animali, con i quali minacciava quella consistente parte del popolo a lui ostile, che aveva paura dei suoi insetti, dei suoi serpenti, dei suoi mostri, arrivando al punto di illusionare tanto i popoli e le genti, e fargli credere di essere stato mandato sulla terra da quel suo idolo di paglia, per mettere in contatto l’uomo col suo dio come salvatore del popolo ebreo, con l’esodo in quella terra promessa, ma di tutto questo niente si avverò, perché non era nel volere di Dio Creatore Spirito Supremo, e non guadò mai quel fiume, in cui caddero le sue parole, le sue illusioni trasportate dalla corrente dell’acqua.
Tanti avevano continuato a seguirlo, ma solo perchè speravano ancora fiduciosi in quella illusionistica profezia della nascita di quel Gesù che avrebbe potuto migliorare la loro vita, ma nessun fatto, nessuna profezia si avverò, così come in poco tempo aveva bruciato le tappe del suo successo, così allo stesso modo si sfaldò. Aveva avuto onori e gloria, ricchezza, la libertà dalla schiavitù, un suo gregge ed altri animali da pascolo, una casa e parte di una collina. Ora era lui il padrone ed il popolo incominciava ad avere paura dei suoi cambiamenti raggiunti: con i suoi poteri magici poteva far diventare un semplice bastone in un serpente, cambiare il comportamento di un cane fedele in un cane feroce come un leone, attirare su una persona dormiente tanti insetti, scarafaggi, zecche ecc. Ma stava perdendo tanto la fiducia della gente, e questo lo rendeva ogni giorno sempre più sofferente, tanto che quello stato psicologico negativo, lo portò alla sua perdizione del comportamento materiale, morale con turbe gravi al suo cervello. Si doveva inventare qualche altra illusione per riportare quella parte di popolo a seguirlo ancora. Così un giorno avvisò i suoi schiavi del suo ritirò in montagna, nella sua proprietà, per partorire quel topo dalla sua mente. Era quello il posto dove i due figli di un suo schiavo portavano al pascolo il loro gregge di pecore e capre.
Uscì fuori la sua casa e appena vide quei due ragazzini corse verso di loro schizzato dalla sua mania; era l’occasione buona per soddisfare i suoi sensi perversi di omofobia, di pedofilia, ma essi riescono a scappare, lui corre ancora per il sentiero scosceso, cerca di afferrarne uno il primo più vicino, ma il suo cervello non riesce a coordinare i suoi movimenti, vacilla e cade, si rialza, corre ancora appresso alle pecore, riesce ad afferrarne una , ma nel momento di abbracciarla e tenerla, cade a terra, rotola per il sentiero e si ferma contro un masso di pietra viva quasi stordito, il suo uomo di compagnia l’ha seguito, accorre in suo aiuto e lo riporta nella sua casa.
Può sembrare scandaloso a noi oggi il suo comportamento, ma a quel tempo ed ancora prima, era visto come un normale fenomeno sociale. Era ormai al termine del suo tempo per riunire i suoi seguaci e presentare loro le leggi, i comandamenti del suo idolo. Giù alla collinetta aveva preparato su un grande sasso due tavole a modo di leggio, dove avrebbe appoggiato i due fogli di pergamena su cui aveva scritto i suoi comandamenti. Le genti si erano radunate lì, ma non vedendo il loro Mosè scendere per presentare le sue pergamene, alcuni già avevano abbandonato quel posto con mugugni: il profeta Mosè ci ha messi qui a guardare le sue tavole, ci doveva presentare i suoi comandamenti non le tavole. Quando poi incominciò a pronunciare quelle sue idiozie che aveva scritto su quei fogli, tutti lo abbandonarono, conservando nelle loro menti solo la forma di quelle tavole senza senso, aspettando l’avverarsi del volere di Dio Creatore Spirito Supremo.

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