La caprese, tre colori e un sapore inconfondibile
Capri – “Capri, regina di rocce / nel tuo vestito color giglio e amaranto / son vissuto per svolgere dolore e gioia / la vigna di grappoli abbaglianti conquistati nel mondo / il trepido tesoro d’aroma e di capelli / lampada zenitale, rosa espansa, arnia del mio pianeta…”. Se l’isola di Capri, uno dei luoghi più pittoreschi della Campania, fu per Pablo Neruda ispiratrice di rime amorose ed erotiche in quanto teatro della storia d’amore con Matilde Urritia, oggi deve la sua fama non solo al suo paesaggio mozzafiato, ma anche alla ricca gastronomia locale nel cui ambito ben si inserisce un piatto che deve il suo nome proprio a questo gioiello di isola: la caprese. Mozzarella, pomodoro e basilico formano un incontro di sapori davvero unico, oltre che fresco e particolarmente gradito nella stagione estiva. Le origini di questo piatto non possono che essere italiane, perché il rosso del pomodoro, il bianco della mozzarella e il verde del basilico rimandano al tricolore della nostra bandiera. Fin qui ci siamo, ma perché caprese? L’ipotesi più accreditata vuole che nel periodo a cavallo tra le due guerre mondiali, un muratore di Capri, particolarmente patriottico, solesse farcire il panino della sua pausa pranzo con mozzarella, pomodoro e basilico. Secondo una testimonianza storica precedente pare che questo piatto semplice e gustoso figurasse all’interno del menu dell’Hotel Quisisana di Capri, stilato per una cena futurista. Esso fu gradito da Filippo Tommaso Marinetti, massimo esponente del futurismo italiano, che lo preferì di gran lunga alla classica pasta che egli stesso definì “passatista di pesantezza”. Ma negli anni ’50 la nostra caprese riuscì a deliziare persino il nobile palato del re egiziano Farouk che, in visita a Capri con la sua famiglia, per placare la sua fame richiese appunto qualcosa di semplice e veloce. Dunque, quando arriva l’estate e mettersi ai fornelli è un po’ come votarsi al martirio, la caprese rappresenta una gustosissima soluzione.