Tailandia, tutti liberi i ragazzi imprigionati nella grotta!
Tailandia – Con gli ultimi quattro del gruppo di ieri, l’intera squadra dei 12 baby-calciatori thailandesi è uscita dalla grotta Tham Luang, allenatore compreso. Il primo ragazzo è riemerso pochi minuti dopo le 16,00 locali (le 10,00 in Italia), ossia sei ore dopo l’inizio delle operazioni. Altri due hanno rivisto la luce nei successivi 60 minuti, mentre per l’ultimo è servito attendere fino a pochi minuti dopo le 18,00 locali.
Due gli elicotteri impiegati per il trasporto dei ragazzi in ospedale, che hanno lasciato l’area, tra gli applausi delle centinaia di volontari, presenti al campo base dei giornalisti. Il Premier Prayuth Chan-Ocha ha dichiarato che ai giovani sono stati somministrati degli ansiolitici durante il percorso. Tutti gli otto ragazzi, estratti domenica e lunedì, stanno bene, sia fisicamente che mentalmente. Alcuni di essi hanno potuto finalmente rivedere i genitori, ma solo attraverso un vetro.
Come si ricorderà, i ragazzi della squadra di calcio tailandese dei “Cinghiali”, hanno trascorso due settimane, nelle viscere della montagna di Mae Sai e sono stati liberati, grazie ad un’operazione internazionale, senza precedenti. “Non sappiamo sia stata scienza o un miracolo. Ma sono tutti fuori”, hanno commentato sui media i Navy Seals, a cui sono andati i complimenti di tutto il mondo.
L’ostacolo principale, sono state le piogge monsoniche: le pompe hanno continuato per tutto il tempo a drenare l’acqua dai cunicoli nei quali erano già passati i primi ragazzini, accompagnati dai sub del team internazionale. I giovani, di età compresa tra i 12 e i 16 anni, sono tutti in buone condizioni, possono mangiare regolarmente e mostrano buon appetito. “Nessuno ha la febbre”, ha riferito un funzionario del Ministero della Salute, parlando all’Ospedale “Chiang Rai”, che ha anche raccontato che le prime parole dei bambini sono state: “Avevo tanta nostalgia di casa”.
Nell’ospedale dove sono stati ricoverati per gli accertamenti hanno ricevuto la visita dei loro familiari, che però si sono dovuti fermare dietro a una lastra di vetro, per prevenire la possibilità di infezioni. Ma, assicurano i sanitari, “tutti i ragazzi hanno un buon sistema immunitario, proprio perché sono degli sportivi”. Resteranno comunque sotto osservazione almeno per sette giorni. Ma dopo, almeno, l’incubo sarà alle spalle.
Un doveroso e sentito pensiero va al giovane Saman Gunan, l’ex Navy Seal tailandese, morto per mancanza di ossigeno, durante le estenuanti operazioni di recupero nella grotta Tham Luang. Saman ha perso conoscenza lungo il tragitto di ritorno, dai giovani che voleva salvare. Era impiegato nella costante ed incessante fornitura delle bombole di ossigeno che, oltre che servire ai bambini, erano necessarie ai soccorritori, per percorrere il tortuoso tragitto di un chilometro e settecento metri, dal gruppo dei 13 intrappolati alla più vicina base di rifornimento intermedia, nella grotta. Non è chiaro se la bombola era difettosa o abbia esaurito l’ossigeno. Saman, che era un atleta provetto, aveva preso delle ferie dal lavoro, per andare a salvare i ragazzi intrappolati. Ma il suo cuore non ha retto.
Il Re Vajiralongkorn ha disposto, per lui, un funerale reale. La Thailandia, lo considera un vero eroe.