Il Borbone e i rifugiati, una dinastia avanti anni luce

Re Ferdinando I è passato alla storia come una sorta di incapace, per i più benevoli è il Re Nasone o Re Lazzarone, per chi invece ha fatto del disprezzo la sua ragione sul periodo borbonico, Ferdinando I è “gretto ed ignorante, un uomo dai tratti rustici, curato più nel fisico che nello spirito”, Alessandro Dumas docet.
Addirittura i fratelli De Filippo ne fecero in un film una sorta di macchietta a metà strada tra un criminale sanguinario e un imbecille analfabeta. I Fratelli Taviani, in uno sceneggiato Rai, ce lo presentano a teatro, mentre mangia con le mani, un fumante piatto di spaghetti, così tanto per indicarne il livello culturale.
Questa etichetta ha fatto molto comodo ai posteri, che hanno individuato nella figura di Ferdinando I la sintesi di tutti i mali dell’era autonoma del regno delle Due Sicilie.
Eppure proprio da una figura così denigrata ci arrivano notizie di slanci che parlano di avanguardia, di spinte governative come l’origine di una stirpe di robusti cavalli. L’origine del cavallo persano viene tradizionalmente fatta risalire all’anno 1742, sotto la sua tutela; nel 1779, inoltre, gettò le fondamenta della manifattura di San Leucio, per la produzione della seta, realizzando la famosa industria tessile con macchinari all’avanguardia per l’epoca. Sotto il suo dominio la Real Marina del Regno delle Due Sicilie venne riorganizzata e divisa in squadre di Vascelli e di Sciabecchi. Fondò il Cantiere navale di Castellammare di Stabia. Durante il suo Regno portò a compimento alcuni progetti iniziati dal padre Carlo, come gli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano, la fabbricazione delle Porcellane di Capodimonte e la Reggia di Caserta capolavoro di Luigi Vanvitelli.
Ultimamente l’argomento più discusso nel mondo è la questione rifugiati, ebbene, il famigerato Re Nasone, anche in questo tema così delicato, ha messo la firma in calce, con una lezione ai posteri che andrebbe pubblicizzata in modo esponenziale, per dare il giusto tributo a un uomo offeso ingiustamente dagli storici.
Parliamo naturalmente di momenti storici diversi, ma sono gli stessi momenti che consentono invece ai cattivi maestri dell’informazione che continuano a spalmare letame su un uomo buono e su un periodo florido del sud italico, ci tocca l’obbligo di riabilitare gente lontana anni luce da certe tematiche falsamente buoniste, lontana da speculazioni odierne, ma ottimi amministratori di un popolo e di uno Stato.
Ferdinando I di Borbone delle Due Sicilie, su questo problema il giorno 17 dicembre 1817, firmò la pratica con una legge diretta . Il testo del documento recita così : Questo il testo del documento: ”Ferdinando I, Per la grazia di Dio, Re del Regno delle Due Sicilie, di Gerusalemme, Infante di Spagna, Duca di Parma, Piacenza, Castro, Gran Principe ereditario di Toscana”, è la sequenza dei titoli che precedono il testo della legge che, sin dal preambolo, chiarisce che a poter beneficiare della concessione della cittadinanza potranno essere solo chi è utile allo Stato:
“Volendo dare un attestato della nostra benevolenza verso di quegli stranieri i quali pe’ loro talenti, pe’ loro mezzi, o per via di contratti vincoli si rendono giovevoli allo Stato, con accordar loro il godimento di quei diritti, che dalla naturalizzazione risultano. Abbiamo risoluto di sanzionare, e sanzioniamo la seguente legge”.
Nell’articolo I si precisa che “potranno essere ammessi al beneficio della naturalizzazione del nostro Regno delle Due Sicilie”, nell’ordine:
1. Gli stranieri che hanno renduto, o che renderanno importanti servizi allo Stato;
2. Quelli che porteranno dentro lo Stato de talenti distinti, delle invenzioni, o delle industrie utili;
3. Quelli che avranno acquistato nel regno beni stabili, sui quali graviti un peso fondiario almeno di ducati cento all’anno.
Al requisito indicato né suddetti numeri 1, 2, 3 debbe accoppiarsi l’altro del domicilio nel territorio del regno almeno per un anno consecutivo.
4. Quelli che abbiano avuta la residenza nel regno per dieci anni consecutivi, e che provino avere onesti mezzi di sussistenza; o che vi abbiano avuta la residenza per cinque anni consecutivi, avendo sposata una nazionale”.
Ferdinando I andrebbe annoverato tra gli uomini migliori del suo tempo, ma paga lo scotto di appartenere a un mondo sconfitto nella guerra dei mondi dell’800. Torneremo umani quando potremo riappropriarci della nostra vera storia e la nostra umanità contagerà il mondo, trasformando questo momento grigio della società in un arcobaleno di colori vivaci e napoletani.

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