Ipazia d’Alessandria al borgo di Casertavecchia
Continuano nell’ambito della Rassegna “Serate al borgo”, nello splendido scenario del Castello di Casertavecchia, gli spettacoli teatrali, iniziati con l’avvento della scorsa primavera, organizzati e diretti dalla compagnia “L’alt(r)o Teatro” di Caserta.
Vari sono stati finora gli appuntamenti culturali: dal XXVI Canto dell’Inferno di Dante alla Ginestra di Leopardi, alla poesia di Neruda nella Cattedrale, a Eloisa e Abelardo, a Giordano Bruno nel Castello.
Il 21 e 22 luglio sarà la volta di Ipazia d’Alessandria che concluderà il secondo ciclo di incontri il cui fulcro tematico è la conoscenza.
Ipazia, in greco Ὑπατία, è stata una studiosa di filosofia, matematica, geometria e astronomia, una sapiente conoscitrice delle dottrine politiche del suo tempo e una martire della libertà di pensiero. A lei si deve l’invenzione dell’astrolabio piatto, dell’idroscopio e dell’aerometro.
Il padre Teone, matematico e filosofo in Alessandria, l’ebbe come allieva, ma ben presto la studiosa successe al genitore nell’insegnamento di tali discipline e altre scienze filosofiche.
Una donna di grande cultura e carisma, un mito, un’intellettuale dalla forte personalità nella comunità alessandrina. Correva l’anno 393 d. C. ed erano i tempi storici in cui vennero poste le basi a quello che poi sarebbe diventato il pensiero scientifico rinascimentale.
Una continua ricerca della verità che pose Ipazia al di sopra di tanti filosofi, come rappresentante del pensiero di Platone e unica saggia erede del neoplatonismo di Plotino. Una posizione che la donna esercitò anche attraverso il pubblico insegnamento.
Il prestigio culturale si trasformò rapidamente in potere politico. L’invidia e il timore per la sua crescente popolarità le furono fatali. Nel 415, secondo quanto ci rivelano i testi antichi, il suo “femminicidio” fu empio e brutale: con frammenti di cocci fu uccisa, privata degli occhi, fatta a pezzi e bruciata per cancellare ogni traccia del suo corpo.
La scienziata, simbolo di avanguardia per i tempi che seguirono, pagò con la vita il prezzo dell’alto ingegno e della notorietà che aveva raggiunto nella sua cittadina tra IV e V secolo, in un momento di forti contrasti politici, ideologici e religiosi.