Epatite C, all’Ospedale di Caserta il premio Fellowship Program per il progetto di eradicazione
“Modello di interazione tra centro clinico specialistico e territorio per la eradicazione di Hcv dalla popolazione di tossicodipendenti”: con questo progetto l’unità di Malattie Infettive e Tropicali a Direzione Universitaria dell’Azienda ospedaliera “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta ha vinto il premio Fellowship Program edizione 2018, indetto dalla Gilead. Il concorso premia le migliori proposte di ricerca italiane in ambito epatologico e in particolare i modelli di eliminazione dell’infezione da Hcv nella popolazione generale e/o in popolazioni ad alto rischio.
Il responsabile scientifico del progetto è l’infettivologo Vincenzo Messina, ma il prestigioso successo è frutto dell’interazione tra l’attività clinica e di ricerca dello staff di Malattie Infettive diretto dal professore Nicola Coppola e la gestione manageriale dell’azienda guidata dal direttore generale Mario Nicola Vittorio Ferrante. Ed è anche un riconoscimento alla pluriennale esperienza maturata nel settore dall’ospedale di Caserta, che con i suoi 1.480 pazienti trattati complessivamente, fino allo scorso mese di maggio, con farmaci innovativi anti-Hcv nelle strutture di Malattie Infettive e di Gastroenterologia risulta essere il secondo centro per volume dell’intera regione.
“Esprimo tutta la mia soddisfazione – dichiara il dottor Vincenzo Messina – per il riconoscimento ricevuto, perché a contendersi il premio erano in ballo prestigiose istituzioni prevalentemente universitarie. In più va detto che il nostro è stato l’unico progetto vincitore dell’Italia meridionale, se si escludono le isole. L’idea parte dai dati epidemiologici che dimostrano che la popolazione tossicodipendente, pur essendo ad alta endemia per infezione da virus dell’epatite C (Hcv), abbia uno scarso o, talvolta, nullo accesso alla cura con i nuovi trattamento antivirali nei centri prescrittori identificati dalla regione Campania. La eliminazione di tale infezione in questa popolazione, invece, avrebbe un enorme vantaggio per la popolazione generale perché permetterebbe di ridurre drasticamente l’endemia di Hcv e lo sviluppo di nuovi casi. Partendo da tale considerazione, si è sviluppato un modello di studio teso a creare una rete attiva tra la struttura di Malattie Infettive con il suo centro prescrittore e i servizi territoriali per le dipendenze, finalizzato a favorire l’accesso alla cura di categorie notoriamente svantaggiate e difficili. Tale progetto finanziato verrà sviluppato in 18 mesi e rappresenterà un modello di lavoro innovativo e capace, speriamo, di eliminare l’infezione da Hcv in tale popolazione”.